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East Lombardy: cosa è stato fatto, cosa resta da fare


E’ ancora presto per tirare le somme, tante iniziative sono ancora in pieno svolgimento, altre in cantiere. Eppure, ormai a sette mesi dalla presentazione ufficiale, vale la pena tracciare un primo bilancio, in corso d’opera, di East Lombardy, ossia la Lombardia Orientale nominata Regione europea della Gastronomia 2017, progetto in partnership con S.Pellegrino. Lo facciamo con Roberta Garibaldi, direttrice scientifica del progetto. Che parte da un dato acquisito ed entusiasmante: «Sicuramente un segnale molto positivo è quello della grande rete che si è andata a costituire nell’ambito dell’enogastronomia della Lombardia Orientale, più di mille attori ed è un risultato davvero unico. Siamo in tanti tra operatori, associazioni ed enti che hanno creduto in questo obiettivo. Ciò ci rende ancor più consapevoli della ricchezza della nostra enogastronomia e concordi nel volerla valorizzare al meglio. Non era affatto scontato che così numerosi soggetti sul territorio cogliessero l’opportunità e scegliessero di mettersi in rete per ottenere risultati che saranno via via sempre più importanti nel tempo».

Perché una finalità primaria del progetto è quella di avere benefici che dureranno a lungo, non è così? «Esatto, è la parte più straordinaria di questa esperienza. Abbiamo visto in Paesi stranieri che hanno fatto scelte simili che gli impatti a lungo termine sono stati estremamente positivi, sia in termini di aumento della soddisfazione e del ritorno dei turisti, sia in termini di gradimento degli operatori che hanno riscontrato un aumento dei fatturato per le maggiori spese in food and wine».

Quali sono state le maggiori difficoltà? «All’inizio eravamo noi a dover sollecitare gli attori sul territorio, a dover bussare alle loro porte per coinvolgerli. Poco a poco le cose sono cambiate, ora sono invece loro a volersi aggregare al progetto. Segno che il nostro lavoro, davvero lungo e impegnativo, è stato compreso. Noi siamo partiti con un’analisi di quanto vasto fosse il patrimonio di eccellenze in East Lombardy. Siamo giunti alla conclusione che era una ricchezza da mettere in vetrina, ma per far ciò sarebbe servita una vera e propria comunione di intenti. Per fortuna abbiamo avuto l’intuizione di puntare su un tema come il turismo enogastronomico, anticipando quelli che si sarebbero rivelati i trend generali. Dopo dieci mesi dall’avvio del progetto abbiamo potuto notare come a livello mondiale l’interesse per il turismo enogastronomico stesse crescendo notevolmente. I dati del 2017 ci mostrano come sia in atto un ulteriore aumento di motivazioni di viaggio legate alla gastronomia».

Quindi si può essere ottimisti circa il futuro? «Il 2018 sarà l’Anno del Cibo per il Ministero dei Beni Culturali e per l’Enit: noi siamo pronti, poiché abbiamo creato una rete di eccellenza, valorizzato e promosso l’offerta e lanciato ed organizzato un sito… E’ un patrimonio importante per poter valorizzare nel miglior modo il nostro territorio sul mercato italiano ed estero. Voglio quindi ribadire come East Lombardy sia Regione europea della Gastronomia in questo 2017, ma il lavoro svolto sia propedeutico a una crescita del comparto del turismo enogastronomico che deve confermarsi anche e soprattutto nel medio-lungo periodo, ossia nei prossimi anni. Questo deve essere un punto di partenza per fare della valorizzazione della Lombardia Orientale dal punto di vista enogastronomico un focus anche per il futuro».

E’ già cambiata la percezione di quest’area? «East Lombardy fino ad ora era conosciuta, ad esempio, per il lago di Garda, per le città d’arte, e così via. Ora inizia a essere riconosciuta anche per la propria enogastronomia di qualità: già i dati di quest’anno ci confermano come un buon numero di turisti sia arrivato sul nostro territorio proprio in base alla nostra nuova proposta. Perciò stiamo lavorando per poter far durare East Lombardy più a lungo di quanto fosse inizialmente previsto».

Abbiamo parlato finora degli aspetti positivi del progetto. Lei è direttrice scientifica di East Lombardy, le chiedo dunque anche il rovescio della medaglia: cosa ancora è mancato? «In base ai dati in nostro possesso notiamo come vi sia ancora una fetta dei cittadini del nostro territorio che non è orgogliosa quanto dovrebbe della nostra enogastronomia; l’obiettivo è quindi quello di coinvolgere anche chi risulta ancora scettico. Inoltre pensiamo di dover lavorare ancor più per la diffusione di pratiche sostenibili. Per le Nazioni Unite il 2017 è l’Anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo, non possiamo trascurare un aspetto così rilevante. Anche in relazione al tema del cibo».

Al di là dei successi già citati, c’è qualche altro aspetto che l’ha particolarmente colpita, in positivo? «Tanti e non vorrei fare torto a nessuno. Ma se devo sceglierne solo uno, dico che mi è piaciuta molto l’idea di Cremona di legare fortemente il tema del cibo a quello della cultura. La kermesse al teatro Ponchielli è stato l’inizio di questa impostazione che mi sento di elogiare. E’ un mix assai fertile».

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi? «Un lavoro molto intenso e tantissime iniziative. Abbiamo da poco celebrato la Stracciatella, il popolare gusto di gelato inventato proprio a Bergamo, lo abbiamo raccontato nel corso di un convegno davvero ben riuscito. Qualche giorno fa abbiamo festeggiato i 50 anni del Consorzio Franciacorta, delineando le prospettive da qui al 2027. E abbiamo presentato il progetto “Prima colazione: un’occasione per conoscere il territorio”, che vuole valorizzare questo momento della giornata proponendo al turista prodotti locali di qualità. Davvero una novità per il nostro Paese».

Ti sei spesa molto per concretizzare questa iniziativa… «Vero, è un’idea della quale sono particolarmente orgogliosa: spesso la prima colazione assume una connotazione internazionale, standardizzata, mentre noi possiamo proporre un modello originale che si basa sul nostro territorio, sulla nostra tradizione, sulla nostra cultura gastronomica, e questo viene incontro alla propensione del turista, sempre più orientato a ricercare l’autenticità anche a tavola e che dimostra grande interesse per il biologico.. E poi ancora i progetti come Chef in Ospedale e la Cucina di Velluto per chi soffre di disfagia a Mantova, la sensibilizzazione verso dei prodotti più sani nei distributori automatici e la valorizzazione di esperienze come quella di Cauto a Brescia che raccoglie e distribuisce il cibo in scadenza ai più bisognosi, un modello virtuoso da diffondere».

Ci ha raccontato come vi sia stata una straordinaria adesione del territorio a questo progetto, quindi di tanti piccoli e medi produttori ed operatori. Ma East Lombardy ha anche ottenuto l’importante sponsorizzazione da parte di un grande gruppo come S.Pellegrino, presente in tutto il mondo ma con salde radici nella Bergamasca… «S.Pellegrino è un brand che porta i nostri territori nel mondo ed ha operato una scelta davvero importante nel momento stesso in cui ha deciso di investire su East Lombardy e di  valorizzare la sua sede storica, a San Pellegrino Terme, che diventerà un’altra eccellenza, un punto di richiamo per il nostro territorio, un ulteriore tassello che ne arricchirà l’offerta turistica».

Ultima domanda: lei è docente universitaria, che voto darebbe a East Lombardy? «Per ora un 9 pieno, con la speranza di arrivare presto al 10. Questo è il progetto giusto, nel posto giusto, nel momento giusto».


 

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