Le Medichesse: storie di donne medico in scena per abbattere il soffitto di cristallo

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È stato presentato questa mattina presso la Sala Cavalli del Comune di Bergamo “Le Medichesse – Sempre cercando di essere là dove il mondo si muove”, il progetto teatrale realizzato dall’Associazione Italiana Donne Medico con l’obiettivo di valorizzare il contributo delle donne in campo sanitario, che andrà in scena al Centro Congressi Giovanni XXIII domenica 25 maggio alle ore 15:30 e in replica alle 18:30.
Il progetto nasce con l’obiettivo di abbattere il “soffitto di cristallo” che ancora ostacola le donne medico nel raggiungere posizioni di leadership e intende contribuire alle trasformazioni socio-culturali, organizzative e professionali che mettono in discussione le convenzioni sociali e promuovono l’evoluzione della carriera femminile in abito sanitario. La rappresentazione mette in scena donne medico provenienti da tutto il territorio nazionale, con i loro racconti intrecciati in una drammaturgia teatrale che dà voce a storie professionali e umane dal forte impatto emotivo.
Il progetto è stato ideato da Daniela Gianola, Fabiola Bologna e Silvia Barbieri in seguito alla partecipazione al laboratorio di scrittura autobiografica curato dalla scrittrice Adriana Lorenzi ed è realizzato grazie al contributo non condizionante di Gruppo Chiesi, Teva Italia, Life Clinic, Divercity, C- SPIN, PlusLab e Vivai Ghezzi e il patrocinio del Comune di Bergamo, del Ministero dell’Università e della Ricerca e dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Bergamo.
“Lo straordinario lavoro delle professioniste sanitarie, dato spesso per scontato, ha dimostrato tutto il suo valore in occasione dell’emergenza Covid, quando non abbiamo mancato di definirlo eroico. Oggi spesso la cronaca ci racconta di episodi in cui le donne medico sono vittime di situazioni in cui, esposte in prima linea, subiscono le fatiche del sistema sanitario. In questo quadro così contraddittorio si inserisce poi la questione delle pari opportunità e la difficoltà delle donne in generale, e di quelle medico in particolare, di raggiungere posizioni apicali a fronte di lunghi ed eccellenti percorsi formativi, che convivono faticosamente con quelli familiari e personali. Ben venga quindi uno spettacolo che porta all’attenzione del pubblico tutto questo attraverso il racconto vero di storie di donne medico che con passione, dedizione e determinazione svelano sé stesse e la loro esperienza professionale in una trama che non mancherà di offrire spunti di riflessione ed emozione.” Ha sottolineato Marcella Messina, assessora alle politiche sociali, sport, salute e longevità.

“Quando si parla di cura, il primo pensiero che viene in mente è spesso declinato al femminile. Questo progetto nasce con l’obiettivo di unire arte e scienza, mettendo in dialogo il linguaggio universale del teatro con la medicina e la cura. Esso rappresenta il cuore di una nuova visione formativa: la costruzione di un nuovo umanesimo scientifico, in cui il sapere medico si intreccia con l’empatia, e la cura si arricchisce di profondità umana. Oggi, più che mai, è necessario interrogarci su cosa significhi parità di genere: sembra quasi incredibile che ci sia ancora bisogno di ribadirne l’importanza. Il nostro obiettivo deve essere quello di rendere la parità una consuetudine, non più un tema da rivendicare. Come istituzioni, abbiamo il dovere di costruire condizioni che rendano il talento femminile visibile, valorizzato, e soprattutto possibile senza dover essere eroico. L’auspicio è che questo spettacolo non resti confinato in questo territorio, ma possa viaggiare, parlare a pubblici diversi, andare oltre. Perché l’unione tra arte e scienza, tra cura ed espressione, è un messaggio potente, universale, e profondamente necessario.” Ha dichiarato Alessandra Gallone, Consigliere del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.
“Il percorso di studi in medicina comporta 11 anni di vita tra laurea e specializzazione dedicati, dai 19 ai 30 anni, nella fase più importante anche per la vita personale, per questo richiede, soprattutto per le donne medico, grande passione e spirito di sacrificio.  Il messaggio che vogliamo dare alle nuove generazioni è proprio di scegliere questa strada per passione e portarla avanti con entusiasmo con la consapevolezza che ci saranno giorni difficili ma che tutelare la salute delle persone è l’obiettivo di studio e  lavoro più bello del mondo.” Ha spiegato Fabiola Bologna, Vicepresidente nazionale e past president della sezione di Bergamo AIDM.

“L’“Associazione Italiana Donne Medico” nasce nel 1921 ed è una Società Scientifica riconosciuta dal Ministero della Salute. Costituita da sezioni diffuse in tutte le regioni italiane, è composta da Donne Medico di ogni specialità sanitaria. L’Associazione ha l’obiettivo di promuovere un approccio multidisciplinare tra le diverse aree mediche che tenga conto delle differenze di sesso e genere in tutte le fasi della vita, per garantire l’appropriatezza nella ricerca e nella cura dalla prevenzione alla diagnosi, all’assistenza; valori etici ai più elevati livelli per assicurare l’equità di genere in ambito lavorativo evitando ogni forma di discriminazione e favorendo l’avanzamento di carriera; la diffusione dei temi sanitari legati alla medicina di genere ai cittadini e in particolare in ambito formativo a tutti i livelli dalla scuola all’università.” Ha dichiarato Melania Cappuccio, Presidente AIDM sezione di Bergamo.

“Domenica 25 maggio 15 donne medico diventeranno attrici, narratrici e danzatrici. Hanno età diverse e specializzazioni  differenti,  che comprendono  specialità in area medica o chirurgica. Alcune svolgono la  professione in ambito ospedaliero, altre sul  territorio e in contesti sanitari differenti, ma l’aspetto straordinario è che il loro  comune denominatore è la passione per la medicina, intesa non solo come atto medico, ma come arte nella cura del malato.” Ha affermato Daniela Gianola, Vicepresidente AIDM sezione di Bergamo.

“È una specifica del mio mestiere dar voce a persone non professioniste per raccontare e raccontarsi attraverso la forma poetica e la drammaturgia teatrale all’interno di un format “Teatro Buona Medicina” che mi ha accompagnato da oltre vent’anni: un teatro  che si occupa di tematiche sociali, di comunicazione e di relazione tra le persone sensibilizzando e appassionando  il pubblico. Posso dire un poetico docu- teatro”. Ha concluso Silvia Barbieri, Regista e drammaturga del progetto teatrale.

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