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L’agricoltura guarda al futuro e lo fa con uno sguardo puntato sull’intelligenza artificiale e sulla tecnologia. E’ stato questo il filo conduttore dei lavori della tavola rotonda “L’intelligenza artificiale incontra l’agricoltura”, promossa da Coldiretti Giovani Impresa Lombardia, in collaborazione con Coldiretti Giovani Bergamo e Coldiretti Giovani Milano, Lodi, Monza Brianza.
Al centro dell’incontro, il ruolo sempre più decisivo delle nuove tecnologie nella trasformazione dell’agricoltura: dalla gestione dei dati in campo alla sostenibilità ambientale, fino all’evoluzione delle professionalità richieste. Secondo un’analisi Coldiretti, entro il 2030 un’azienda agricola su cinque utilizzerà strumenti basati sull’intelligenza artificiale, segnando l’ingresso nell’era dell’agricoltura 5.0.
L’evento ha rappresentato un’occasione di dialogo tra esperti, giovani imprenditori agricoli e rappresentanti del mondo della ricerca e dell’innovazione. Un incontro costruttivo, aperto dall’intervento del Direttore di Coldiretti Bergamo, Erminia Comencini, che ha invitato i giovani a “non considerare la formazione e il confronto come una perdita di tempo, ma come un investimento personale e professionale. Aprirsi al mondo esterno è una risorsa, non un ostacolo”.
Davide Nava, vice delegato regionale e delegato per Milano, Lodi e Monza Brianza di Giovani Impresa ha sottolineato il valore umano del confronto: “Investire tempo per incontrarsi e formarsi è faticoso, ma in prospettiva sarà ciò che farà davvero la differenza nei bilanci aziendali.” Luca Assandri, per Bergamo, ha ringraziato gli sponsor per aver creduto nel progetto: “Credere nell’innovazione significa anche sostenere chi ha voglia di mettersi in gioco, e oggi questo evento ne è una dimostrazione concreta.”
Un punto, quello della collaborazione tra sapere umano e tecnologia, ribadito anche da Nausica Montemurro, Direttore dell’Osservatorio Cookin, che per quanto riguarda l’idea che l’intelligenza artificiale possa sostituire completamente l’uomo ha detto che “A essere sostituite saranno solo le figure prive di senso critico. Il fallimento non sarà mai solo tecnologico, ma prima di tutto umano.”
Carlo Bisaglia, ricercatore del CREA di Treviglio, ha ricordato che l’intelligenza artificiale deve essere vista come uno strumento di supporto, non come un sostituto della competenza umana: “Le macchine sono bravissime a darci risposte, ma dipende tutto dalla qualità delle domande e dai dati che le alimentano. L’intelligenza artificiale funziona davvero solo se dialoga con l’intelligenza dell’uomo.”
A portare una prospettiva più operativa è stato Savio Landonio, di ARVAtec, che ha raccontato come la figura dell’agricoltore stia già cambiando in modo profondo: “Oggi un agricoltore deve essere un po’ ingegnere, un po’ agronomo, e presto anche un po’ robotista. La robotica, ad esempio, è già una realtà in zootecnia. Dietro ogni nuova tecnologia c’è però sempre l’esperienza e la capacità di adattarsi di chi lavora la terra”.
Durante i lavori è stata sottolineata anche la necessità di utilizzare in modo intelligente i dati. “Il dato – ha osservato Gabriele Borella, Presidente di Coldiretti Bergamo – è la moneta del futuro. Dobbiamo imparare a leggerlo, interpretarlo e usarlo per migliorare le nostre aziende. Ma non dobbiamo mai perdere il legame con la nostra identità: siamo custodi di una tradizione che si esprime ogni giorno nei prodotti che realizziamo, e questa autenticità va comunicata con forza e consapevolezza.”
Secondo Coldiretti, nei prossimi anni saranno necessarie almeno 5.000 nuove figure professionali nel settore agricolo, da dronisti a data analyst, da consulenti per la sostenibilità a esperti di blockchain. Una rivoluzione che richiederà non solo tecnologie, ma anche visione, formazione e coraggio.
L’appuntamento voluto dai giovani di Coldiretti ha confermato che l’agricoltura è pronta a raccogliere la sfida. Con la consapevolezza che l’innovazione non cancella il passato, ma lo rafforza e lo proietta nel futuro.
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