Il padre del 23enne Alfred Oppong Kwabena, morto il 5 agosto poche ore dopo essere stato rinvenuto sul fondo del lago a Marone, tramite il suo avvocato, si è rivolto ai magistrati bergamaschi per chiedere accertamenti sulle condizioni del fondale del lago.
Una delle ipotesi emerse subito dopo, la tragedia, dove perirono due giovani africani, è quella secondo la quale i due potevano essere annegati perché il fondale su cui camminavano insieme ad un’amica, che si era salvata, avrebbe ceduto, trascinandoli sott’acqua. Da qui la richiesta del padre del giovane di verificare eventuali responsabilità di terzi. L’avvocato della famiglie Kwabena ha consegnato al pm Emanuele Marchisio la dichiarazione di un ex dipendente di un’azienda del posto secondo la quale proprio in quel punto la ditta per cui lavorava fosse solita scaricare ghiaia che se ci si cammina sopra può cedere. Per questi motivi il padre del ragazzo annegato chiede ora di stabilire se l’alterazione del fondale possa in effetti essere causata dallo scarico di materiale ghiaioso e se questo possa aver contribuito alla tragedia. Per rispondere ai quesiti emersi la Procura intende incaricare i Carabinieri di Marone di compiere i necessari accertamenti.