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Fabbrica Bozzoli

Ottima vendita all’asta della Bozzoli di Marcheno

Mercoledì 26 luglio alla sezione fallimentare del tribunale di Brescia si è tenuta un’udienza per l’asta con cui la fonderia Bozzoli S.r.l. era stata messa in vendita: se l’è aggiudicata con 4,450 milioni di euro il gruppo Rivadossi Rvd di Lumezzane.

 

 Il gruppo opera nel campo dei metalli con circa quindici dipendenti e un fatturato di 33 milioni di euro l’anno. Niente da fare, invece, per la Valpres di Carlo e Aldo Bonomi che ha presentato un’offerta minore a colpi di rialzi con l’azienda valgobbina. Restano senza acquirenti il secondo (pani di alluminio e barre di rame e ottone) e il terzo lotto (un immobile in via 2 giugno a Marcheno). Adelio Bozzoli, fratello di Mario, il cui giallo della scomparsa il giorno 8 ottobre 2015 non è ancora stato risolto (Ma si pensa da più parti che sia finito in un forno e dunque sparito nel nulla), si è aggiudicato il quarto tassello, comprando con 271 mila euro diversi impianti e altre attrezzature presenti nella fabbrica. Attrezzature e impianti che verranno portati a Bedizzole dove Adelio con i figli Alex e Giacomo da tempo aveva iniziato una nuova costruzione, in concorrenza con la fabbrica di Marcheno (motivo di forti tensioni tra i due fratelli). I quasi 4 milioni e mezzo con cui l’azienda di Lumezzane ha rilevato la sede di via Gitti rappresentano un milione in più rispetto alla base d’asta e quindi un risultato positivo soprattutto per i creditori della Bozzoli. Dopo il sequestro nei giorni successivi ai fatti di ottobre del 2015, la fabbrica venne riaperta solo alla fine di gennaio del 2016, ma Adelio e la cognata, moglie di Mario, non erano mai riusciti a trovare un accordo per continuare a operare nella fonderia. Tanto che anche gli operai erano stati licenziati a settembre dello stesso anno e ora restano nel limbo. Se l’aspetto societario della Bozzoli è stato risolto positivamente, rimane ora il caso della scomparsa di Mario Bozzoli e della morte dell’operaio Giuseppe Ghirardini. Per il primo caso restano indagati i nipoti Alex e Giacomo, insieme agli operai Oscar Maggi e Abu per omicidio volontario e distruzione di cadavere. Le indagini sono state prorogate dal magistrato Mauro Leo Tenaglia, mentre l’esperta anatomo-patologa Cristina Cattaneo a Milano sta continuando a verificare le scorie provenienti dai forni. Nessuna novità anche sul decesso di Ghirardini, avvelenato da cianuro e trovato senza vita alle case di Viso di Pezzo di Ponte di Legno. Per lui resta la pista dell’istigazione al suicidio, ma i familiari da sempre ritengono che l’uomo non si sia ucciso da solo: lo hanno anche sostenuto in un “libro-verità” presentato a Lumezzane lo scorso 1 maggio.

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