La proposta di collegare le stazioni sciistiche di Colere e Lizzola con un grande progetto infrastrutturale sta suscitando forti opposizioni tra residenti, ambientalisti e appassionati della montagna. Attraverso una petizione su Change.org, molti cittadini chiedono di fermare un intervento ritenuto costoso, insostenibile e dannoso per un territorio incontaminato.
Il progetto
RSI srl propone di collegare le due località con tre nuove piste, tre impianti di risalita, una funicolare scavata nel Pizzo di Petto e un bacino per l’innevamento artificiale. Il costo complessivo è stimato in 70 milioni di euro, di cui 50 finanziati con fondi pubblici. L’apertura è prevista per dicembre 2026.
Le critiche
I firmatari della petizione sollevano numerosi dubbi:
Impatto ambientale: L’area interessata è una Zona Speciale di Conservazione del Parco delle Orobie Bergamasche. Le valli Val Conchetta e Val Sedornia, oggi incontaminate, subirebbero danni irreversibili da sbancamenti e nuove infrastrutture.
Insostenibilità climatica: Con il cambiamento climatico, l’industria sciistica sotto i 2000 metri è sempre più fragile. L’innevamento artificiale, già costoso, rischia di diventare imprescindibile.
Costi spropositati: Gran parte delle risorse deriverebbe da fondi pubblici, sottratti a investimenti in servizi essenziali per le comunità di montagna come sanità, mobilità e istruzione.
Turismo insostenibile: Il collegamento potrebbe attrarre un turismo di massa che aumenterebbe traffico, cementificazione e costi per i residenti, senza risolvere il problema dello spopolamento delle aree montane.
Proposte alternative
I promotori della petizione chiedono un approccio diverso, basato sulla valorizzazione delle risorse già esistenti:
Potenziamento degli impianti attuali con investimenti più contenuti.
Promozione di attività sostenibili come escursionismo, sci alpinismo e turismo culturale, valorizzando le quattro stagioni.
Sviluppo economico rispettoso del contesto montano e delle comunità locali.
Una decisione cruciale
La petizione chiede alle amministrazioni locali e regionali di fermare il progetto e di adottare una visione più lungimirante. “Salvare le Orobie significa salvaguardare un patrimonio unico, non solo per chi ci vive, ma per le generazioni future,” sottolineano i promotori.
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