Correva l’anno 1964 e il cinema italiano era nel pieno di quello che molti hanno definito il decennio d’oro. Un decennio aperto di fatto dal Leone d’Oro ex aequo alla Mostra del Cinema di Venezia del 1959 assegnato a Mario Monicelli e Roberto Rossellini, continuato con i capolavori di maestri come Federico Fellini, Michelangelo Antonioni e Luchino Visconti. Fra questi anche Ermanno Olmi, il regista dell’immortale “Albero degli Zoccoli”, che nel 1964 scelse la Bergamasca per registrare le scene di “E venne un uomo”, dedicato a Papa Giovanni XXIII, morto nel 1963. Nell’estate di sessant’anni fa, per rappresentare alcune figure della vita di Giovanni XXIII, furono infatti scelti gli attori che facevano parte della Compagnia Stabile Loverini di Gandino, grazie al rapporto di amicizia che legava Olmi a don Emilio Majer, allora curato presso l’Oratorio di Gandino e poi delegato diocesano per le attività cinematografiche. Le riprese iniziarono il 6 ottobre del 1964 e si conclusero dopo poche settimane. Rita Bertocchi di Gandino ebbe il ruolo di madre di Angelo Roncalli, futuro Papa, mentre Pietro Gelmi di Leffe ebbe il ruolo del papà, Batistì Roncalli. Antonio Bertocchi fu prescelto per la parte dello zio Zaverio, Antonio Rottigni per quella di Don Pietro (il parroco di Carvico insegnante di latino). Ad essi si aggiunsero anche Florinda Sugliani, Lucia Moro, Bianca e Serafina Bertocchi, Alfredo Capponi e Andrea Spampatti, al quale nel film il futuro Papa rubava le zucche. Il film fu basato sulle pagine de “il Giornale dell’Anima”, il diario spirituale scritto per settant’anni da Giovanni XXIII: La scelta innovativa di Olmi fu nel non affidare a nessuno il ruolo di Roncalli Papa. “Per evitare il pericolo della noia di un film documentario e della falistà di un attore truccato nella parte di Papa Giovanni – si legge in una recensione pubblicata allora sul mensile La Val Gandino – un grande attore senza mai vestire panni altrui, ma arricchito dei pensieri del personaggio, fece da mediatore fra gli spettatori e l’anima di Papa Roncalli”. Il film fu poi presentato nel 1965, con la prima al Cinema Teatro Rubini di Bergamo. Il leffese Pietro Gelmi (nel film papà di Roncalli), attore della locale compagnia Voluntas, con ironia seppe alleggerire il peso dell’improvvisa notorietà, componendo una poesia dialettale nella quale dettagliava le emozioni vissute nel corso delle riprese sul set di Olmi.
Sempre nel 1964 un’altra troupe guidata dal regista Massimo Mida scelse Gandino, e in particolare la frazione di Barzizza, per registrare le scene di una commedia all’italiana, genere che allora trovava ai botteghini i primi importanti riscontri. A Barzizza nell’agosto 1964 vennero girate alcune scene del film “Bianco, rosso, giallo, rosa”. Un’opera suddivisa in quattro episodi, con protagonisti attori del calibro di Anita Ekberg, Carlo Giuffré e Maria Grazia Buccella. La frazione divenne il set dell’episodio “L’incastro” dove Vitaliano Caruso (Giuffré), un veterinario siciliano emigrato al Nord, cerca di conquistare, con falsa promessa di matrimonio, un’avvenente contadina bergamasca (Anita Ekberg). Fuggirà però a gambe levate quando verrà avvertito della sorte riservata dalla donna a chi non mantiene la parola data. Nella pellicola apparve anche la gandinese Chiara Gualeni, morta nel 2020, nei panni dell’avvenente passeggera di autobus di linea su cui Giuffré si trova a viaggiare. Le scene dell’autobus su incerte strade di montagne furono girate a Colzate, ai piedi del Santuario di San Patrizio. Tramite Giulio Tomasini, attore professionista originario di Cazzano S.Andrea, vennero presi accordi con il parroco di Barzizza don Narno Bonesi per organizzare anche una processione mariana coinvolgendo la popolazione. La processione nella sceneggiatura del film avrebbe “bloccato” l’arrivo dell’autobus all’ingresso del paese. Don Narno fece riallestire la processione della Madonna del Rosario che, fino agli anni ‘70, si celebrava a Barzizza ad inizio ottobre. La statua fu posta sul trono processionale di S.Nicola da Tolentino (festa patronale a Barzizza il 10 settembre) e accompagnata lungo via Milano da stendardi, bandiere e canti mariani. Altra location del film fu Piazza Duca d’Aosta dove il veterinario tenta inutilmente di farsi accompagnare alla locanda del paese da un disabile incapace di parlare. “Domenica 23 agosto – scrisse don Narno su la Val Gandino di quei tempi – abbiamo avuto una grande sorpresa. Fu ospite graditissima tra noi la Alma Film di Roma per alcune riprese cinematografiche tra cui la ben riuscita processione della Madonna ed altre scene di carattere religioso. Tutto bene. Soddisfatti furono gli artisti, contenti noi tutti”. La “processione” fruttò alla parrocchia di Barzizza (all’epoca impegnata nella costruzione dell’asilo) ben 300.000 lire. Nel 2009, grazie alle ricerche dello studioso gandinese Iko Colombi, furono reperite nella sacrestia di Barzizza alcuni metri di pellicola con scene inedite del film, probabilmente scartate dalla produzione. La storia di Gandino è davvero tutta un film.
– Ermanno Olmi con alcuni attori della Val Gandino sul set di “E venne un uomo” nel 1964