Non si conclude la vicenda giudiziaria che vede coinvolta un a 87enne di Castelcovati che aveva accusato un rumeno 32enne, suo vicino di casa di averla violentata mentre era a letto nella sua stanza.
L’uomo, di fronte a quella pesante accusa, aveva scontato 40 giorni di carcere tra Brescia e Pavia. Ma in seguito il test del dna lo aveva scagionato, scoprendo che le tracce organiche erano legate a un 69enne altro vicino di casa con cui l’anziana avrebbe avuto un rapporto sessuale consenziente proprio quella notte. Di fronte dunque a quella che si presentava come una presunta violenza simulata, la procura di Brescia aveva chiesto di archiviare il caso, ma i legali dell’anziana si sono opposti e giovedì si sono visti accogliere la posizione. Il giudice Luca Tringali, infatti, ha disposto una nuova ricerca di tracce sul coltello, una torcia e una bottiglia che il 32enne, secondo l’anziana, avrebbe usato quella sera. Stando alla donna, il rumeno di notte e senza alcuna effrazione alla porta era entrato nel suo appartamento, aveva preso un coltello dalla cucina e, mentre la donna era a letto, l’avrebbe minacciata con la lama e costretta a un rapporto sessuale. In realtà il dna ha smentito che sia stato lui a commettere quella violenza, che invece inchioda il 69enne con cui l’anziana era andata dai carabinieri a sporgere denuncia. Ma secondo il giudice gli elementi non sono ancora sufficienti per chiudere la vicenda. Entro quattro mesi sarà nominato un nuovo perito per controllare le tracce. Quindi la vicenda potrebbe imboccare la via definitiva della soluzione.