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UniBg, Comune e Confindustria Bg: fronte comune sulla longevità lavorativa

UniBg, Comune e Confindustria Bg: fronte comune sulla longevità lavorativa

Entro la fine del decennio, circa 150 milioni di posti di lavoro saranno occupati dai lavoratori più anziani. Una transizione che pone sfide significative ma offre anche opportunità straordinarie come emerso mercoledì 6 marzo nell’incontro internazionale sul tema della longevità lavorativa, inserito nell’ambito delle ricerche sul fronte della longevità di UniBg, tra i referenti di Germania, Regno Unito e Italia e gli stakeholder locali e internazionali, ospiti appunto dell’Università degli studi di Bergamo, Comune di Bergamo e Confindustria Bergamo.

Esplorare e discutere le sfide e le opportunità legate all’invecchiamento della forza lavoro, con particolare attenzione al settore manifatturiero, ma anche promuovere una longevità lavorativa sana e sostenibile. Questi i temi affrontati nell’ambito di strategie e iniziative volte a favorire una transizione positiva verso un ambiente lavorativo più inclusivo e adatto alle esigenze dei lavoratori anziani. Tra gli argomenti trattati, l’importanza del trasferimento intergenerazionale delle competenze, la promozione di politiche aziendali mirate alla valorizzazione dell’esperienza e delle capacità degli anziani, l’individuazione e la diffusione di tecnologie che riducano la fatica fisica per i lavoratori nel settore manifatturiero, nonché la creazione di partnership tra istituzioni accademiche, settore privato ed enti pubblici per favorire l’innovazione nel campo della longevità lavorativa.

“Questa giornata di studio – spiega il prof. Sergio Cavalieri, Rettore dell’Università degli studi di Bergamo –, inserita nel grande ‘contenitore’ delle ricerche e delle indagini che il nostro ateneo sta conducendo inerenti al tema della longevità, dimostra il ruolo cruciale che UniBg svolge nel promuovere la ricerca e il dialogo internazionale su temi di grande rilevanza sociale ed economica. Auspichiamo di poter continuare a svolgere un ruolo attivo nell’ambito di questa piattaforma per la condivisione di conoscenze ed esperienze tra esperti provenienti da diverse parti del mondo, al fine di promuovere soluzioni innovative per affrontare le sfide legate all’invecchiamento della forza lavoro”.

Tra i partecipanti internazionali, Pia Rixer, Avvocato e funzionaria della sicurezza sociale presso la BDA – Bundesvereinigung der Deutschen Arbeitgeberverbände (Associazione federale dei datori di lavoro tedeschi), Cora Loh, Relatrice sull’economia della salute industriale presso il BDI – Bundesverband der Deutschen Industrie e.V. (Associazione federale dell’industria tedesca), Joachim Rautter, City of Longevity, Berlin Innovation Centre for Ageing and Longevity, Nic Palmarini, National Innovation Centre for Ageing (NICA) del Regno Unito.

“Le persone che hanno raggiunto 65 anni in città – commenta il Sindaco Giorgio Gori – sono 30mila e in Italia il 23,8%. Nel 2050 arriveranno al 35% e al 14% saranno gli over 70, mentre la percentuale dei quindicenni è destinata a scendere. Questo ovviamente genera un problema di welfare e di sistema previdenziale. La domanda da porsi è: come vivono i nostri anziani? E la risposta non sempre è felice: l’aspettativa di vita buona a 65 anni è di 10,3 anni per gli uomini, 10,6 per le donne. Altro tema è quello della gestione del fenomeno della non autosufficienza. In Italia sono 3 milioni e 800mila le persone non autosufficienti, il 28% della popolazione. Le famiglie spendono 23 miliardi all’anno per coprire situazioni di questo genere e, nonostante ciò, il 44% delle persone over 65 non riceve un’assistenza adeguata. Non stupisce, dunque, che gli anziani, alcuni di loro, vivano una situazione di preoccupazione, di non autosufficienza e pertanto di solitudine. Il nostro compito è certamente quello di cercare di arginare le paure di un popolo maturo e, al tempo stesso, coltivarne la fiducia, favorendo una maggiore prevenzione, una buona vita sociale, l’inclusione e anche una sana alimentazione. L’adesione al network rappresenta un laboratorio territoriale importante per costruire una città nella quale la popolazione invecchia meglio e costruisce politiche di prevenzione tali da migliorare la qualità del vivere”.
 
“Gli anziani – commenta l’assessore alle Politiche sociali Marcella Messina – sono i maggiori custodi di ricchezza, in qualsivoglia forma. I pensionati rappresentano il 40% dei 25 milioni di possessori di beni. Gli anziani sono e saranno i protagonisti dell’economia, di quella cosiddetta d’argento. Ma sono anche un grande giacimento di energia, molti di loro si dedicano al volontariato e si spendono per la loro comunità. E questo è fondamentale, perché rimanendo attivi, la loro qualità della vita migliora. Bergamo c’è e investe molto sul tema. La mission dell’amministrazione è quella di attivare politiche volte a tenerli attivi nelle reti sociali e non solo. Come? Da un lato offrendo loro occasioni di socializzazione e dall’altro mettendo a disposizione servizi pensati e costruiti sulle loro esigenze”.

Paolo Rota, vicepresidente di Confindustria Bergamo con delega Relazioni industriali sottolinea: “Il tema della longevità lavorativa è centrale per il mondo delle imprese e pone sfide importanti sul fronte della organizzazione del lavoro, dell’innovazione tecnologica, del welfare e della formazione. In particolare, nella nostra provincia, dove ci confrontiamo già con una crescente carenza di personale a tutti i livelli, la valorizzazione della componente anziana è parte essenziale di una politica innovativa e attrattiva per le risorse umane. È importante condividere visioni, esperienze e aspettative, allargando gli orizzonti anche fuori dai confini nazionali, e favorire approcci sempre più inclusivi che mettano al centro le persone e le loro differenti necessità nel tempo”.

Nic Palmarini, National Innovation Centre for Ageing (NICA) del Regno Unito conclude: “Il tema dell’invecchiamento della popolazione non può essere scollegato dal grande tema del ruolo sociale che rivestiamo lungo l’arco della vita, ruolo che si traduce in diverse dimensioni, compresa quella, cruciale, del lavoro. Va da sé che se vivremo più a lungo e in salute si pone non tanto il problema, quanto l’opportunità di re-immaginare sia i luoghi di lavoro, la fabbrica in senso lato in primis, sia il concetto stesso di lavoro e i suoi impatti positivi o negativi sulla longevità e sulla tenuta economica di un Paese. Il tema non è solo Italiano, è un tema globale, e l’occasione di poterci confrontare con i colleghi tedeschi apre l’opportunità di dare vita a una relazione che possa prendere la leadership sul tema della ‘fabbrica della longevità’ e costruire buone pratiche a beneficio delle imprese del territorio e in prospettiva di tutta Europa”.

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