È stata avviata la trattativa per il rinnovo del Contratto provinciale degli operai agricoli e florovivaisti, circa 5.000 in tutto il territorio di Bergamo. Al tavolo siedono i rappresentanti di FAI-CISL, FLAI-CGIL e UILA-UIL e le associazioni datoriali Confagricoltura, Coldiretti e Cia. Le parti si sono riunite per un primo incontro lunedì 22 gennaio, dopo che le richieste sindacali, contenute nella Piattaforma unitaria, erano state presentate a fine novembre.
“Tra le rivendicazioni che avanziamo in questa trattativa a proposito di retribuzioni c’è la necessità di riconoscere per il 2024 e 2025 un aumento salariale del 5,3% rispetto allo stipendio vigente, da intendersi aggiuntivo al 3,5% già contenuto in un accordo nazionale dell’ottobre 2023 che prevede il recupero dell’inflazione sull’ultimo biennio rispetto al rinnovo del contratto nazionale. Il recepimento dell’intesa di ottobre deve infatti avvenire proprio nell’ambito dei contratti provinciali” hanno spiegato oggi i segretari di FAI-CISL, FLAI-CGIL e UILA-UIL di Bergamo, Gianluigi Bramaschi, Mauro Rossi e Rossella Valente. “Inoltre, chiediamo un incremento del salario variabile dall’1,2% all’1,5%”.
In tema di inquadramenti, viene richiesta l’introduzione di un’indennità che valorizzi la professionalità della cosiddetta ‘quarta gamma’, cioè dei lavoratori alle dipendenze di aziende che operano con prodotti ortofrutticoli freschi, puliti, lavati, confezionati e pronti al consumo. Inoltre, alla luce di professionalità e competenze sempre più specializzate, per il comparto agrituristico si chiede che venga istituita una tabella dei minimi salariali i cui valori dovranno essere incrementati rispetto alla tabella degli agricoli tradizionali”.
A proposito di modalità sicure di lavoro, i tre sindacalisti ritengono “non più rimandabile la già prevista istituzione di una Rappresentanza territoriale dei lavoratori per la sicurezza. Inoltre, di fronte al perdurare delle condizioni climatiche estive sempre più estreme, si ritiene necessaria una riflessione sulla possibilità di prevedere orari di lavoro che evitino le fasce orarie più calde”.
L’ultimo rinnovo risale al maggio del 2021, ed era arrivato dopo17 mesi di trattative rese ancora più complicate dalla pandemia.