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Il problema della gestione delle acque  è un tema che si trascina da sempre  e pare non avere soluzione. Intesa nei suoi utilizzi plurimi, da quelli domestici a quelli civili, da quelli agricoli a quelli energetici l’acqua rappresenta il vero tesoro di un territorio e tutti fanno a gara per tenersela o per andare a prendersela dove c’è’. Ne sappiamo qualcosa in merito all’acqua del lago d’Iseo fornitore assoluto per le esigenze agricole della pianura bergamasca, bresciana, cremonese e mantovana oppure per progetti di rilancio turistico  come fu  il Sistema Turistico “ La sublimazione dell’acqua”  che senza l’intervento demolitore della politica locale avrebbe portato in dote interessanti contributi    La Lombardia è la prima regione agricola d’Italia, e siamo reduci da una stagione siccitosa che ha registrato il 60% di acqua in meno, rispetto alla media. Per questo il tavolo di coordinamento fatto in Regione, con gli attori del sistema idrico integrato e del mondo agricolo è stato fondamentale per riuscire ad andare incontro alle esigenze di tutti.  Anche questo strumento  ha avuto origine dalle battaglie consumate in riva al Sebino al tempo dei prelievi ”facili” per fornire acqua all’agricoltura.  Ci ha insegnato ad utilizzare l’acqua in modo parsimonioso, per mantenerlo attivo, anche esaurita l’emergenza. Per il sistema idrico, poi, la  legge di riferimento è ormai datata bisogna rimetterci mano, confrontandoci con i gestori unici, per garantire ai cittadini un servizio di miglior qualità a costi contenuti.

C’è poi l’aspetto dell’acqua come protagonista energetico ed in Lombardia ha un importante valore. Le rinnovabili sono il futuro, sulla decarbonizzazione, sulla necessità di raggiungere l’autonomia energetica. Ciò detto, è necessario, innanzitutto, sviluppare al massimo le risorse che abbiamo a disposizione. Oggi l’idroelettrico rappresenta il 40% dell’energia che arriva da fonti rinnovabili in Italia, di questa il 27% è prodotto in Lombardia. Per questo è fondamentale che ne manteniamo la gestione, E’ questo a cui si mira con la legge regionale sulle concessioni. Naturalmente questo deve essere fatto con un bilanciamento rispetto all’impatto territoriale,  non è necessario pensare a nuove dighe, ma  efficientare quelle che ci sono.