In occasione della ricorrenza del centenario del disastro del Gleno, sono diverse le azioni intraprese dall’Università degli studi di Bergamo per cercare di far luce sull’accaduto, in stretta sinergia con le istituzioni del territorio e la Commissione per il centenario del Gleno.
Il Centro Studi sul Territorio “Lelio Pagani”, diretto da Fulvio Adobati, ha coordinato, a partire dal 2021, un’attività di ricerca multidisciplinare finalizzata a mettere in evidenza i più rilevanti aspetti della vicenda. Nella ricerca è stato coinvolto un nutrito gruppo di ricercatori e ricercatrici di UniBg, provenienti da cinque differenti dipartimenti dell’Ateneo. Il lavoro svolto ha riguardato gli aspetti storici di ricostruzione dei fatti e del dibattito pubblico dell’epoca (Federico Mazzei), la ricostruzione delle vicende processuali (Alan Sandonà e Jacopo Perazzoli) e dei risarcimenti economici ai sinistrati (Stefania Servalli), uno studio territoriale di matrice geografica sulla Valle di Scalve e la diga come segno caratteristico del paesaggio (Federica Burini, Renato Ferlinghetti, Alessandra Ghisalberti) e uno studio di natura sociologica sui profili della memoria collettiva e pubblica del disastro a cento anni di distanza (Lorenzo Migliorati).
I risultati della ricerca sono confluiti in un volume collettaneo, realizzato dal Centro Studi sul Territorio, dal titolo “A partire da quel che resta. Il disastro del Gleno tra storia e paesaggio, memoria e futuro (1923-2023)” edito in formato Open Access da Franco Angeli. Il volume raccoglie i contributi delle autrici e degli autori di UniBg che hanno partecipato alla ricerca, per la cura di Lorenzo Migliorati.
Inoltre, il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Ateneo ha avviato uno studio interdisciplinare per ripercorrere la storia progettuale e costruttiva della diga, comprenderne peculiarità e cause del crollo, tramite analisi storico documentarie, indagini conoscitive attraverso il rilevamento 3D, indagini di caratterizzazione materica e analisi strutturale. La ricerca, alla quale hanno contribuito anche i laureandi del corso di Laurea Magistrale in Ingegneria delle Costruzioni Edili, è stata coordinata da Andrea Belleri. Dallo stesso dipartimento proviene anche lo studio sulle caratteristiche morfologiche della Valle del Gleno condotto da Maria Grazia D’Urso.
Sabato 25 novembre 2023, in occasione della ricorrenza del centenario, l’Università degli studi di Bergamo organizza un convegno nazionale, coordinato con il più ampio programma di iniziative promosso dalla Commissione per il Centenario del Gleno che raccoglie i principali attori locali territoriali ed è presieduta da Stefano Albrici. Il convegno, oltre alle relazioni di Marco Pilotti (Università degli Studi di Brescia), Andrea Belleri (Università degli studi di Bergamo) e di Mimmo Franzinelli, storico e studioso dei temi della ricerca, prevede anche la presentazione del libro da parte di Mauro Varotto (Università degli Studi di Padova) e Angelo Bendotti (Presidente di ISREC Bergamo). Il convegno è organizzato anche in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri e l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Bergamo.
Tra le realtà coinvolte nelle attività di diffusione dei risultati della ricerca, anche l’Ufficio Scolastico Territoriale, per il tramite dei Centri di Promozione della Protezione Civile, che raccoglie e coordina diversi istituti scolastici superiori in provincia a cui UniBg offre lezioni e incontri con gli studenti e le studentesse, la partecipazione al convegno e la disponibilità a partecipare a eventuali visite d’istruzione ai ruderi della diga nel corso dell’anno scolastico.
«Il lavoro a più mani – commenta Sergio Cavalieri, Rettore dell’Università degli studi di Bergamo – realizzato dai docenti e ricercatori del nostro Ateneo, che hanno messo a fronte comune le proprie conoscenze per fare luce su un evento catastrofico profondamente radicato nella memoria storica collettiva, a livello locale e nazionale, ha rappresentato un’opportunità di confronto e arricchimento reciproco tra diverse aree di studio, diversi dipartimenti e diversi attori del territorio, a dimostrazione che, anche partendo da un avvenimento drammatico, si possano mettere a sistema e valorizzare competenze differenti».