Dopo la forte e costante crescita demografica degli ultimi vent’anni, la popolazione della Valle Imagna si ferma. A dirlo sono gli ultimi dati Istat, secondo i quali il numero di abitanti è passato dalle 30.330 unità di fine 2014 alle 30.216 di novembre 2015 (114 abitanti in meno). Una battuta d’arresto non preoccupante e perlopiù fisiologica, soprattutto alla luce del forte incremento demografico registratosi dal 1991 al 2011. Il conteggio tiene conto dei 15 Comuni della Comunità Montana Valle Imagna (anche Palazzago).
Uno dei comuni ad aver perso più abitanti nel 2015 è Sant’Omobono Terme, motore socio economico dalla media e alta valle, che passa dai 3.953 abitanti del 2014 ai 3.913 di novembre 2015. «Le zone centrali del paese, rinnovate e rivalutate – spiega il primo cittadino Paolo Dolci – continuano a vedere un sempre maggiore flusso in entrata di nuovi cittadini. Di contro le zone periferiche del paese stanno un po’ soffrendo anche a causa delle tipologie abitative non più allineate con le attuali esigenze del mercato immobiliare. E’ comunque un dato di fatto – prosegue Dolci – che la qualità della vita nel nostro comune sia di gran lunga superiore alle zone periferiche di Bergamo, caratterizzate da una forte presenza di microcriminalità e pervase da un generale senso di insicurezza. Chi sceglie di abbandonare la valle lo fa spesso più per esigenze contingenti che per migliorare il proprio tenore di vita e sempre più spesso anche chi lavora fuori sceglie casa a Sant’Omobono Terme».
Crescita non sempre è sinonimo di miglioramento, soprattutto se si tratta di un fenomeno incontrollato e schizofrenico, come sottolinea Dolci: «Sicuramente è compito di amministratori e società civile garantire questa qualità della vita, attraverso una maggiore valorizzazione della nostra identità culturale e del nostro stile di vita. La critica che sento più spesso rivolta alla valle è di avere poche opportunità di lavoro, di svago e divertimento ma onestamente credo che proprio questo nostro vivere sobrio ci consenta e ci consentirà in futuro di continuare a garantire qualcosa che altrove si sta sempre più perdendo: la tranquillità di una vita serena. Mantenere quello che abbiamo – conclude Dolci –, promuovendo un recupero intelligente del patrimonio edilizio e puntando sulla qualità dell’accoglienza possono essere delle valide leve per continuare a crescere in modo armonico e coerente, evitando un incremento demografico del tutto incontrollato che genera enormi costi sociali e benefici del tutto marginali».