Quella del Giro d’Italia, è una storia indissolubilmente legata ai simboli che da tradizione accompagnano la marcia dei corridori, tappa dopo tappa, edizione dopo edizione. E tra questi, un valore tanto importante da risultare quasi sacro, fu sin dalle origini attribuito alle maglie dei leader delle varie classifiche, vere e proprie allegorie delle qualità atletiche di cui un corridore deve essere dotato per far propria l’una o l’altra maglia.
Come da norma UCI, le maglie in palio per l’edizione 2017 del Giro saranno quattro e verranno assegnate ai leader delle classifiche generale, GPM, giovani e a punti.
L’unico avvicendamento rispetto allo scorso anno riguarderà proprio quest’ultima classifica, che abbandonerà il colore rosso delle ultime sette edizioni (introdotto soprattutto per una questione simbolica, ovvero in modo che vicino alle maglie bianca e verde, componesse il tricolore della bandiera italiana) per tornare alla storica maglia ciclamino, un colore che sin dalla sua introduzione nel 1969, ha sempre premiato quei corridori che senza dubbio avevano nella velocità la dote principale, ma che dovevano essere comunque abbastanza completi da poter ambire alle posizioni di testa in pressoché tutte le tappe, o quantomeno riuscire a rimanere in corsa per tutte e tre le settimane. Non a caso tra coloro che hanno vinto più volte questa classifica si possono trovare corridori come De Vlaeminck, Cipollini o Bettini al fianco dei vari Moser, Saronni e Merckx. Per farla breve, è la maglia di chi ha una stretta relazione con il gradino più alto del podio.
Bianco è invece il colore di cui si veste la giovinezza. Questa è infatti la tonalità che dal 1976 incornicia il giovane di più belle speranze, colui che, non avendo ancora festeggiato il venticinquesimo compleanno, ci si aspetta che in un futuro non molto remoto possa contendere le posizioni di vertice della classifica generale, sempre che non lo stia già facendo. Difatti, seppur rari, ci sono stati dei casi in cui il ragazzino prodigio si sia portato a caso nella stessa edizione pure la classifica dei grandi, come Berzin nel ’94 e Quintana nel 2014. (Da rilevare è che dal ’95 al 2007 tale maglia non fu assegnata poiché sostituita da quella della Gran Cominata, una classifica nata nell’ 89 tanto particolare quanto di vita breve, se si considera che già nel 2006 venne destituita).
Delle quattro, forse, la più amata dagli appassionati resta però la maglia che premia colui che nel corso delle 21 tappe si è dimostrato il più forte scalatore del gruppo, colui che tanto ha fatto battere i cuori dei tifosi mentre, lottando con la fatica e la forza di gravità, scalava le grandi montagne tra due ali di folla, spesso e volentieri involandosi in attacchi suicidi per la classifica generale, ma preziosi per guadagnare punti nella classifica GPM, nonché nell’affetto del pubblico. Sebbene questa graduatoria sia stata istituita nel lontano 1933, è soltanto nel 1974 che l’organizzazione decide di corrisponderne una maglia al suo leader, forse anche considerando la qualità dei campioni che nei 40 anni precedenti l’avevano fatta propria: il plurivittorioso di sempre non poteva che essere lui, la leggenda toscana Ginaccio Bartali, con ben sette primati; ma tra i vincitori di questa classifica possiamo trovare tutti i più grandi scalatori della storia del ciclismo, come Coppi, Koblet, Bahamontes, Gaul, Fuente, Chiappucci e tanti altri. Dal 2012, infine, il colore della maglia degli scalatori ha cambiato colore per questioni pubblicitarie, passando all’azzurro del main sponsor “Banca Mediolanum”.
Dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, arriviamo quindi al vero emblema del giro, la maglia di quel colore che col tempo ha finito per identificarsi con la corsa stessa, andando a tingere le strade e i paesi con quel rosa che è oramai sinonimo di festa e di ciclismo in ogni angolo d’Italia. È curioso notare il fatto che non è dalla prima edizione del 1909 che il leader della classifica generale si vesta di rosa, bensì soltanto dal 1931, cioè quando Armando Cougnet, storico direttore della Gazzetta dello Sport, nonché patron del Giro d’Italia, capì l’importanza di rendere immediatamente identificabile dal pubblico il primo della classifica, decidendo pertanto di sancire la fortunata unione tra il colore della Gazzetta e il simbolo del primato, inaugurando la stagione della maglia rosa. Interessante è anche scoprire che non sempre il leader della generale è stato colui il quale impiegava meno tempo a percorrere i chilometri previsti dalla partenza all’arrivo, tappa dopo tappa. C’è stato un tempo, infatti, in cui la vittoria del Giro d’Italia veniva conquistata sommando i punti ottenuti nei vari traguardi delle tappe, in una sorta di classifica a punti che oggi come oggi s’identificherebbe con la maglia ciclamino. È così che Luigi Ganna trionfò al Giro del 1909, e come lui anche gli altri vincitori fino al 1914, quando si optò per la classifica basata sui tempi.