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Presentato al Museo della Fotografia il libro che non deve mancare nella casa dei camuni

Ieri, si è tenuta a Borno, presso villa Guidetti sede del museo della fotografia storica camuna, la preesentazione del libro del museo, un volume che in 288 pagiune racchìude uno spaccato di quanto è possibile vedere nell’esposizione. Una numerosa platea, ha seguito con attenzione gli interventi e alla fine ha posto domande e quesiti ai tre soci fondatori del museo, Mauro Fiora, Giacomo Goldaniga e Antonio Martinelli.Nel suo intervento, il Presidente Antonio Martinelli ha cercato di condividere con il pubblico presente alcune considerazioni:

Ma che senso ha un museo della fotografia storica e di conseguenza il suo libro………….. Partiamo dal concetto che ci troviamo nella “valle dei segni”……… segni che vanno interpretati…………. Vanno conservati …………… spesso non corrispondono alla interpretazione che vogliamo dargli. Accade spesso (come scrivo nella prefazione  del libro) che tra le memorie passate  e le tracce del presente si crei una frattura insanabile La fotografia, invece, non sa mentire. Fissa quell’istante e lo conserva nel tempo dandoci la possibilità di vedere come è cambiato quel particolare contesto.

C’è un altro aspetto che mi piace sottolineare ha continuato Antonio Martinell; La fotografia come terapia per il nostro benessere, quindi  – la fotografia, spesso, ci fa fare pace con noi stessi. Vi sarà capitato un momento particolare di tristezza……….se ci avete fatto caso trovare nel fondo di un cassetto una fotografia datata nel tempo, vi ha portato indietro negli anni, ritrovare la spensieratezza  ..far scattare un sorriso Le foto di famiglia ritraggono volti sorridenti, nascite, matrimoni, vacanze, feste di compleanno dei bambini. Si scattano fotografie nei momenti felici della propria vita . Chiunque sfogli un album fotografico ne concluderebbe che abbiamo vissuto un’esistenza felice e serena, senza tragedie. Nessuno scatta una fotografia di qualcosa che vuole dimenticare

“Nella presentazione che ho fatto per il libro ho dichiarato che ci proponiamo come conservatori di memorie. Perché (e qui scatta un’altra verità) è sulla roccia della memoria che costruiamo la nostra identità

Con queste tante memorie , che sono le tante fotografie che ci vengono recapitate vogliamo creare future ricerche e approfondimenti

Ed è per questo che mi rivolgo ai sindaci o ai loro rappresentanti presenti, agli amministratori pubblici di ogni livello affinchè possiamo trovare un punto di contatto per iniziare un percorso di collaborazione che vada oltre l’emozione di un momento

Qui le persone anziane trovano il significato del loro passato

Qui le scolaresche possono comprendere che la vita non è solo il telefonino o i social in internet

Qui, tutti insieme, possiamo renderci conto – veramente- che il passaggio dalla società contadina a quella industriale edell’intelligenza artificiale  forse non è stata una grande vittoria fatto salvo per quella generazione, come la mia che per 50 anni ha potuto godere solo di sviluppo

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