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Occupazione di qualità, pagata il giusto, ecco la soluzione alle carenze di personale del settore turistico: arriva a Bergamo sabato 22 luglio, per tutta la giornata, il camper dei diritti della FILCAMS-CGIL, il sindacato di categoria dei lavoratori di turismo e servizi.

La campagna è nazionale, ma i sindacalisti bergamaschi la declineranno a livello provinciale, con informazioni, consulenza e un volantinaggio in diversi punti del territorio. Dal mattino fino al tardo pomeriggio le tappe previste sono al parco Leolandia di Capriate San Gervasio, poi a Bergamo in zona Piscine Italcementi, in piazzale Tiraboschi (palazzetto), Borgo Santa Caterina e dintorni di Gamec e Accademia Carrara, poi via XX Settembre, piazza Matteotti, via Tasso e piazza della Libertà, e infine sulle Mura Venete.

“Dopo gli anni di stop per l’emergenza sanitaria, il turismo in Italia sta ora registrando un momento di forte rilancio, con particolare riguardo a vacanze slow, benessere, quelle cosiddette esperienziali e quelle con attività outdoor. A Bergamo, poi, questo è un anno speciale, che ci vede capitali della Cultura con Brescia” ha commentato oggi Nicholas Pezzè, segretario generale della FILCAMS-CGIL di Bergamo. “La sensibile espansione non si traduce, però, in condizioni di lavoro migliori. Infatti nel turismo, comparto contraddistinto molto spesso da lavoro a tempo parziale, precario e stagionale, le retribuzioni sono inferiori rispetto alla media degli altri settori economici e produttivi e su questo aspetto incide anche il fatto che i lavoratori e le lavoratrici vengono inquadrati ai livelli più bassi dei contratti nazionali di settore senza un adeguato riconoscimento della professionalità. Nella provincia di Bergamo in questi comparti gli addetti sono oltre 20mila, molti dei quali – a part time – operano con salari medi inferiori ai 1.000 euro mensili”.

“Molti degli operatori che lavorano per mense (anche lì si applica il contratto nazionale del turismo), per servizi, pulizie e settori legati al mondo delle vacanze e del tempo libero guadagnano meno di 15 mila euro l’anno e vivono quindi una condizione di difficoltà economica concreta, accentuata dai rincari del costo della vita” prosegue Pezzè. “Siamo convinti servano soluzioni costruttive al problema e non continue lamentele poco fondate sulla carenza di personale, che non riescono a centrare la vera questione, che è quella salariale. Anche a Bergamo, come in tutta Italia, da anni esiste un problema di salari che va affrontato in settori dove anche il rapporto tra conciliazione tra vita privata e lavorativa deve essere rivisto. Perché molto spesso si tratta di persone che, seppur inquadrate con contratti part time, lavorano anche 45/50 ore alla settimana”.