“Arriva la nuova etichetta di origine per il latte e finalmente abbiamo uno strumento in più per valorizzare il nostro prodotto, tutelare le nostre stalle e assicurare maggiore trasparenza ai consumatori”.
Così il presidente della Coldiretti bergamasca Alberto Brivio introduce l’importante provvedimento, scaturito dalla guerra del latte scatenata lo scorso anno dalla Coldiretti contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017, che riguarda l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale e prevede l’utilizzo in etichetta delle seguenti diciture: “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; “Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: «latte di Paesi non UE» per l’operazione di mungitura, «latte condizionato o trasformato in Paesi non UE» per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta. “Abbiamo lavorato molto per arrivare a questo risultato che è frutto di una nostra battaglia storica – sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio – e il provvedimento sta già portando riflessi positivi negli allevamenti con un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori, che ora avranno la possibilità di fare scelte più consapevoli e decidere quale latte portare in tavola”.
1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia (oltre 55.000 capi solo in provincia di Bergamo che producono ogni anno circa 3 milioni di quintali di latte ) ma anche pecore e capre possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa.
“L’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’origine del latte in etichetta – evidenzia Brivio – conclude dopo quasi un anno un percorso iniziato il 31 maggio 2016 a Milano quando nell’ambito della giornata nazionale del latte organizzata dalla Coldiretti l’allora premier Matteo Renzi e il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina annunciarono dal palco al Presidente Moncalvo e ai numerosi agricoltori presenti di aver trasmesso il decreto sull’etichettatura del latte alla Commissione Europea”.