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“Grazie al lavoro di Coldiretti è stata fermato in Europa la norma ammazza stalle, con la decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla revisione della direttiva sulle emissioni industriali che salva un settore cardine del Made in Italy. Una scelta giusta perché le stalle non sono industrie”. E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Bergamo Gabriele Borella, nel sottolineare la decisione del Parlamento Europeo che ha votato con la maggioranza di 367 voti a favore l’’esclusione dei bovini e lo stop ad ulteriori oneri per suini e pollame.

Un testo che – sottolinea Coldiretti Bergamo – va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato su questo una campagna di sensibilizzazione in Italia ed in Europa

“Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali – continua Gabriele Borella , sarebbe stato ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa. Il voto del Parlamento europeo rappresenta un ostacolo sulla strada di chi avrebbe approfittato della penalizzazione delle stalle per spingere verso lo sviluppo di cibi in provetta, a cominciare dalla carne e dal latte.”

Con l’impegno di Coldiretti e dei nostri europarlamentari – evidenzia la Coldiretti bergamasca – è stato riconosciuto lo sforzo degli allevatori italiani che, grazie alla loro esperienza e alle nuove tecnologie, sono impegnati a migliorarsi sempre di più, a tutelare la biodiversità e a difendere il territorio. Già adesso la nostra agricoltura è la più green d’Europa e viene presa da esempio a livello mondiale.

Il testo boccia la proposta della Commissione europea di ampliare le attività coperte dalla direttiva agli allevamenti di bovini da 150 capi in su, la quale avrebbe portato alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare ed il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione.

“Siamo riusciti a fermare un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi – conclude Gabriele Borella -, un errore che avrebbe avuto impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali”