Prendo spunto dalla notizia del rinnovo dei vertici di Terramica Bergamo per fare una riflessione, in sintonia con nostri lettori, su un settore diventato importante e strategico
L’argomento che voglio affrontare è legato al termine agriturismo, ovvero a quel tentativo da dare un’arma in più a quegli operatori dell’agricoltura e dell’allevamento che, grazie ad opportuni contributi o bandi a fondo perduto, riuscivano a ad affrontare i costi della ristrutturazione dei cascinali, quelli relativi alla costruzione di stalle e serre. Obiettivo primario era dare una fonte di reddito per evitare che si propagassero quei fenomeni che avevano portato all’abbandono delle terre di montagna. Nei primi tempi dell’applicazione delle disposizioni sul riconoscimento delle strutture che potevano pregiarsi del titolo (attualmente sono 171 in provincia di Bergamo) l’esercito dei furbetti si mise in movimento. Il territorio è ricco di belle ville (magari con piscina) costruite e rimodernate con parte di questi contributi. Poi ci fu periodo che presso queste strutture ti veniva proposto a menù le penne al salmone o altri piatti che non avevano nulla con la produzione locale. Ora almeno questo aspetto è stato corretto e presso un agriturismo devono fornire un’adeguata percentuale della propria produzione animale o vegetale
Ma è il termine stesso che va in contrasto con la finalità. C’è una regola che determina che, solo il pernottamento presso una struttura (albergo, B&B, Campeggio,….) determina una caratteristica turistica. Quindi, nel nostro caso, non si tratta di agriturismo, ma di agroristorazione. Difficilmente una persona, una famiglia parta da casa sua solo per quello che offre la cucina locale. Ne approfitterà quando si trova qui per altri motivi, ma non sarà certo la gastronomia locale che determina un lungo viaggio per portarsi in zona.
L’identificazione del turista è fondamentale come per altri settori. Anche sul nostro territorio ci sono storture che sono parenti di quelle nate in Sardegna dove in poco tempo sono state costituite decine di Comunità Montane (sic!). Il motivo è sempre quello. Spartirsi i fondi destinati al turismo anche se non se ne hanno le caratteristiche. Prendiamo ad esempio il modello Valle Camonica dove la voce turismo, spalmata sulla valle ha un’incidenza di circa il 6%). Se la cifra è questa rispetto ad altre voci provate ad andare a Ponte di Legno, Borno, Montecampione a dire che il turismo incide poco nell’economia locale
Oltre alla collocazione della voce agriturismo/agriristorazione bisogna procedere alla one di comune turistico piuttosto che altro
Bene, io mi fermo qui. Vi ho fornito elementi di riflessione su un aspetto che pare marginale, ma invece non lo è. Mandate le vostre valutazione anche all’indirizzo mail oppure qui.
Antonio Martinelli
interseb@intercam.it