Lo sapevate che lo scorso 29 maggio è stato inaugurato l’Anno del Turismo Lombardo? Eventi, progetti ed iniziative speciali animeranno la Lombardia per un intero anno, fino al 29 maggio 2017. 365 giorni da non perdere per chi vuol programmare un viaggio o semplicemente venire a fare un salto nella nostra regione.
La Lombardia è un territorio che ha pochi eguali per bellezza, quantità di manifestazioni culturali e antichità delle tradizioni. Dai laghi alle montagne, oltre ai parchi naturali, tutte attrazioni che consentono di vivere esperienze affascinanti a contatto con la natura, con la possibilità di svolgere dinamiche attività sportive per gli appassionati; Allo stesso tempo ricca dal punto di vista culturale, grazie alle proprie città d’arte. Non a caso stiamo parlando di una regione che da sola può contare su ben 10 siti Unesco. Ma bellezze a parte, l’Anno del Turismo -iniziativa parallela alla nuova riforma avviata da Regione-, è in primis lo strumento di rilancio; basti pensare all’impegno di risorse -ben 60 i milioni di euro messi a disposizione-, che in tempi come questi rappresentano senza ombra di dubbio uno sforzo a dir poco straordinario. Uno sforzo anche simbolico.
Perché tutta la Lombardia, Bergamo, le Valli non sono solo «la terra del lauràa, del polenta e codeghì». C’è altro. Ecco allora un nuovo brand, le reti di impresa, lo smart tourism, innovazione e digital marketing, grandi eventi pensati come volano di attrattività, il prodotto turistico esperienziale. E se il visitatore non si conquista solo con questo, ecco allora che occorre essere preparati, all’avanguardia, concreti. E le opportunità per esserlo non mancano, dalla formazione a tappe, ai bandi ad hoc; tra i must ricordiamo i 5 milioni di euro per la riqualificazione degli Infopoint turistici, e i 9 milioni per la valorizzazione dei percorsi cicloturistici. Questi sono solo alcuni punti su cui, almeno per ora, abbiamo notato un approccio molto timido del nostro territorio, poco coinvolto e forse anche poco interessato a queste opportunità di crescita. C’è tempo fino a maggio per intravedere qualcosa. Bergamo, che di ricchezze ne ha da vendere, si è limitata ad essere la 15 giorni del Floating Pears di Christo, per poi svanire tra la coltre di nebbia che aleggia sul lago d’Iseo. Bisogna ammetterlo, in montagna si è quagliato poco. E per la Val Brembana, questo più che l’Anno del Turismo sembra per ora l’Anno sabbatico. Sulla scia del ponte galleggiante, potevamo accodarci sfoderando i nuovi fasti del liberty targato S.Pellegrino, ora rinnovata stazione del relax e del wellness; così come sfruttare le bellezze culturali della patria dei Tasso, il loro borgo è tra i più Belli d’Italia ed il Museo conta oltre 10 mila ingressi l’anno. Si è scelto di stare alla porta, guardare. E ancora una volta mandare avanti gli altri.
Non ci resta quindi che aspettare la prossima primavera, quando farà il suo esordio Visit Brembo, così come annunciato mesi fà sul nostro giornale. Guardiamo con fiducia all’iniziativa, sulla scia di quanto buono visto finora dall’analoga Visit Bergamo, solo così il turismo può affermarsi anche in Val Brembana. Ma non si dovrà commettere l’errore di pensare al contenitore come una scatola vuota o senza valore: di tutti non vuol dire di nessuno. Si deve andare oltre le logiche campanilistiche e la filosofia del «ghè pensi me», o il progetto fallirà così come sono fallite già altre iniziative.
Entriamo nell’ottica che la Valle è patrimonio di tutti, da Sedrina a Mezzoldo. E Visit Brembo non sarà solo l’ultima matrioska.