Una tela enorme (ben cinque metri d’altezza), per rappresentare il patrono della Città di Bergamo e ricordare nel contempo il duro periodo della pandemia. In coincidenza con la festa liturgica di S.Alessandro del 26 agosto, l’artista seriano Ivano Parolini (nativo di Gandino e residente ad Orezzo di Gazzaniga) propone nella Basilica di S.Alessandro in Colonna a Bergamo il ritratto trionfale del santo.
“L’immagine scelta per rappresentare il santo – scrive Giuseppe Frangi, direttore di Vita e presidente del Associazione Giovanni Testori di Milano – ha che vedere con quello che la città ha vissuto in questo anno e mezzo. È un’immagine coerente con quello che le notizie storiche ci tramandano di Alessandro: era soldato della legione Tebea, dal nome della città dove era nato alla fine del III secolo (Tebe, in Egitto): la legione, composta da circa 6.600 uomini, era al servizio dei romani ma era composta da cristiani copti. Quando l’imperatore Massimiano aveva ordinato loro di perseguitare le popolazioni convertite nel Vallese, in Svizzera, gran parte dei soldati disattesero quel comando e in molti vennero martirizzati. Tra loro anche Alessandro, che rivestiva il ruolo di vessillifero. Secondo la tradizione un primo tentativo di uccidere il santo fallì: infatti i soldati dell’imperatore che dovevano procedere alla sua decapitazione a Milano, si spaventarono perché quel condannato appariva loro grande “come un monte”. Qualche tempo dopo la condanna venne eseguita a Bergamo, davanti alla chiesa che gli è stata dedicata e che oggi ospita la grande opera di Parolini, grazie all’iniziativa di monsignor Giovanni Carzaniga”.
“Le premesse – aggiunge Frangi – sono necessarie per capire il significato di questo grande omaggio al santo: lo vediamo a cavallo, mentre imbraccia il vessillo, disegnato con un grande giglio, come quello che sarebbe spuntato sul luogo del suo martirio. Il cavallo si alza imperioso sulle gambe anteriori e Alessandro lo asseconda in questa mossa, con la quale il santo sembra chiamare tutti ad una sorta di resurrezione collettiva. “Sant’Alessandro 2021” infatti parla ad un popolo che viene da una grande prostrazione. Sulla tela Ivano Parolini ha innestato i segni concreti del dolore di tutti questi mesi. Infatti i colori con la quale è stata dipinta sono mischiati a materie come la calce, la terra, la cenere e il catrame che richiamano materialmente l’esperienza vissuta. In questo modo l’artista ha voluto stabilire un collegamento molto intenso tra il destino di martirio del santo patrono e il destino “di martiro” di chi ha visto la propria vita spezzata dalla pandemia. Ma il segno che l’opera lancia è soprattutto un segno di risorgenza e di speranza. Le dimensioni lo indicano: cinque metri di tela sui quali la pittura di Ivano Parolini si slancia appassionata senza paura”.
A dire il vero Ivano Parolini ha realizzato due tele, fra loro “gemelle” e di eguali dimensioni, lasciando che sulla seconda lavorasse una sua interpretazione, incisiva e profonda. La seconda tela (che sarà esposta all’esterno della basilica) “è una variante più interpretata – spiega Frangi – dove i neri prevalgono, le vibrazioni della materia pittorica si fanno più drammatiche. È un’immagine più marcatamente “pandemica”, dove la sensibilità inquieta dell’artista trova libertà di manifestarsi. Per noi che la guardiamo è un memento di ciò che è stato”.
“La novità e la tipicità della raffigurazione del S. Alessandro di Parolini – sottolinea mons. Giovanni Carzaniga, parroco di S.Alessandro in Colonna – è la forza che promana da una rappresentazione tanto energica: S. Alessandro vittorioso e gagliardo. Il pittore ha voluto così rappresentare la speranza del momento attuale: la vittoria su un male che ci ha messo in forte difficoltà. Possa la grande opera incoraggiarci a concludere bene la battaglia contro il covid”.
Ivano Parolini ha sviluppato la propria ricerca artistica dopo il diploma all’Accademia Carrara, quando espose, nel 1999, nella mostra alla Gamec curata da Vittorio Fagone, Mario Cresci ed Enrico De Pascale. Scelto da Marco Cingolani per una mostra alla Ciocca di Milano, è stato protagonista di importanti rassegne italiane ed estere. Nel 2014, con il progetto “Beauties” ha esposto allo Spazio Rosso Tiziano di Piacenza e nel 2015 ha proposto una performance a tema ad Expo, prima di presentare a Londra il suo “libro illustrato”, pezzo unico ispirato al romanzo “Da qualche parte nel mondo” di Chiara Cecilia Santamaria. Del 2016 sono l’installazione “Relitti” nella colonia Sciesopoli a Selvino legata alla Shoah ed il progetto “Anime”, in occasione del quale un grande “Crocifisso” dipinto da Parolini ha sostituito la pala maggiore di Ponziano Loverini nella Basilica di Gandino.
Anime ebbe anche un’antitetico sequel fra calcarei giurassici alla Buca del Corno di Entratico, dove Parolini ha esposto il “Trichierotauro”: una scultura ossea alta circa 2,50 metri, con un’apertura alare di oltre 7 metri formata da ossa di toro, cavallo, capra, cinghiale, muflone, struzzo, asino e pecora e frutto di un lavoro manuale che l’ha impegnato per mesi. Del 2018 è invece la performance “La Sposa” (denuncia contro la violenza sulle donne a ricordo di Pippa Bacca), cui hanno fatto seguito negli ultimi anni la mostra personale “Beauties 2.0” ad Alassio e l’installazione Flowers a Gandino, dedicata al Sinodo dell’Amazzonia. Nel recente passato ha lavorato all’installazione Alzhemeir presso la Fondazione Cecilia Caccia Del Negro di Gandino e sarà fra i principali protagonisti di Art2Night a Bergamo, con un’installazione denominata “Oltre”, il prossimo 18 settembre 2021.