Etichette UE allarmistiche per carni rosse e vino, a rischio produzioni di punta dell’agricoltura bergamasca
Nelle campagne bergamasche la preoccupazione è tanta per la proposta avanzata dall’Europa di tagliare le attività promozionali di carni e salumi, ma anche di prevedere la possibilità di apporre etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino come avviene per le sigarette. Lo sottolinea Coldiretti Bergamo evidenziando come questo rischio sia legato all’attività di prevenzione del nuovo “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei” che non solo prevede di eliminare il vino e la birra dai programmi di promozione dei prodotti agroalimentari, ma va a colpire anche le carni rosse e quelle trasformate, che vengono associate ai rischi di tumore, per favorire il passaggio a diete vegetali.
“E’ del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici, tipico dei Paesi nordici, al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino – afferma il presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio – nel sottolineare che anche i limiti posti all’attività di promozione di carni e salumi rischiano di colpire prodotti dalla tradizioni secolari con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione, sulla biodiversità e sul territorio, dove quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”.
Coldiretti Bergamo sottolinea l’importanza di fornire ai cittadini la corretta informazione per la lotta ai tumori, ritenendo però scorre e dannoso criminalizzare prodotti come la carne e i salumi senza considerare le effettive quantità consumate .
“Se il piano venisse approvato così come proposto – sostiene Marta Mondonico titolare della Tenuta vitivinicola Le Mojole di Castelli Calepio – sarebbe un’ulteriore sciagura per il nostro settore, già messo in forte difficoltà dalla chiusura della ristorazione a causa delle restrizioni in vigore per contrastare la diffusione del Covid. Nel corso degli anni noi produttori ci siamo impegnati per migliorare le nostre produzioni non solo dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo e oggi il nostro Made Italy conta numerose eccellenze. La lotta al cancro è sacrosanta, ma accomunare al fumo il nostro vino di qualità, consumato in modo consapevole, mi sembra proprio un’assurdità”.
Per Coldiretti Bergamo le nuove politiche rischiano di colpire ingiustamente componenti fondamentali del Made in Italy agroalimentare che è l’unico settore che è cresciuto all’estero nonostante la pandemia raggiungendo a livello nazionale il valore record di 46,1 miliardi nel 2020.
“Nel nostro allevamento abbiamo fatto importanti investimenti per garantire il benessere degli animali e per alimentarli con prodotti di qualità – spiega Davide Facchinetti dell’azienda agricola Facchinetti Eliseo di Treviglio -; gran parte delle materie prime che utilizziamo per la loro razione alimentare proviene dai campi che coltiviamo direttamente. Il nostro settore sta già attraversando un momento difficile, disincentivare in questo modo il consumo della carne rossa vuol dire far chiudere molte aziende con ripercussioni negative sull’occupazione e sul territorio”.
La norcineria italiana – conclude Coldiretti Bergamo – è un settore di punta dell’agroalimentare nazionale grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi ma che è stato fortemente ridimensionato nel 2020 per effetto della chiusura della ristorazione che rappresenta uno sbocco di mercato importante soprattutto per gli affettati di grande qualità. Senza dimenticare il volano economico generato dal vino italiano che vale oltre 11 miliardi di fatturato lo scorso anno e offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone.