Si è tolto la vita nella sua abitazione Giovanni Fervorari, l’imprenditore di Sale Marasino finito in manette nel settembre 2019 nell’inchiesta Leonessa con l’accusa di frodi fiscali, fatture false e corruzione. Il titolare della Fervorari, che si trovava ai domiciliari, era stato condannato recentemente a sette anni per fatture false nell’ambito dello stesso procedimento.
Il pm Paolo Savio e l’aggiunto Carlo Nocerino gli contestavano di aver dato una mazzetta al finanziere Francesco Liguoro (si parla di 67mila euro), che con la complicità dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Brescia e di un funzionario del Fisco gli avrebbe consentito di abbattere una cartella esattoriale di 21 milioni a poco più di un milione di euro.
Il nome di Fervorari era finito nella parte di procedimento, in due dei tre filoni della maxi inchiesta Leonessa, sulle fatture per operazioni inesistenti e in quello sulla corruzione di uomini della Guardia di Finanza. La notizia della condanna a sette anni e mezzo per le fatture false era arrivata la settimana scorsa, ed era stata la pena più pesante tra le 12 inflittegli dal tribunale. A breve avrebbe dovuto affrontare anche l’altro capitolo giudiziario che lo aveva visto entrare in carcere a settembre 2019, con l’accusa di aver dato la mazzetta di 67mila euro a due finanzieri per ottenere lo sconto sopracitato sulle tasse da versare.