La Lombardia, a seguito della previsione della “Commissione indicatori” istituita dalla direzione generale del Welfare, ha chiesto al Governo l’istituzione del coprifuoco sul territorio regionale dalle 23 alle 5. Secondo gli esperti, infatti, al 31 ottobre potrebbero esserci già 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4.000 in terapia non intensiva.
Di fronte all’impennata dei contagi le forze politiche si sono compattate intorno alla necessità di nuove misure di contenimento del virus più stringenti rispetto a quelle nazionali varate con il nuovo Dpcm. Da qui la decisione del coprifuoco, con lo stop di ogni attività e degli spostamenti, salvo comprovati motivi di necessità, nell’intera regione dalle 23 alle 5 del mattino, a partire da giovedì 22 ottobre.
Le previsioni allarmanti hanno portato quindi tutti gli amministratori lombardi a tutti i livelli a condividere l’opportunità della chiusura, nel fine settimana, anche dei centri commerciali non alimentari, lasciando aperti solo i supermercati e i negozi di generi di prima necessità. L’incontro convocato dal governatore Fontana per stabilire le nuove limitazioni ha visto la partecipazione dei sindaci dei Comuni capoluogo, il presidente di Anci Lombardia, Mauro Guerra, e i capigruppo di maggioranza e di opposizione del Consiglio regionale.
La metà dei nuovi positivi della Regione arriva, va specificato, da Milano (814 casi nell’area metropolitana, 435 a Milano città). «Non riusciamo a tracciare tutti i contagi, a mettere noi attivamente in isolamento le persone. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi stia a casa» ha detto Vittorio Demicheli, il direttore sanitario dell’Ats di Milano.
Dovessero venire superati i 150 ricoveri per Covid in terapia intensiva, nei prossimi giorni scatterà la cosiddetta “fase 2” del piano ospedaliero lombardo, con l’attivazione anche delle terapie intensive alla Fiera di Milano e di Bergamo.