L’asta sportiva di beneficenza We Run Together si conclude con un’emozionante udienza con il Santo Padre, che ha aderito personalmente all’iniziativa. Grazie alla straordinaria partecipazione di oltre 150 atleti, sono stati raccolti 100.000€, donati al personale sanitario di due ospedali di Brescia e Bergamo, in prima linea nella lotta contro il Covid.
Città del Vaticano, 5 settembre 2020 – “Insieme, il 20 maggio scorso, abbiamo lanciato l’iniziativa sportiva solidale We Run Together, come sostegno e ringraziamento per due realtà in prima linea nell’assistere i malati di coronavirus: l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e la Fondazione Poliambulanza di Brescia. Oggi una rappresentanza del loro personale è qui presente. Benvenuti! E salutando voi, saluto tutti i vostri colleghi d’Italia e del mondo intero, che lavorano con sacrificio accanto ai malati. Dio vi renda merito per il vostro impegno!”
È con queste parole che Papa Francesco ha aperto, nella mattina di sabato 5 settembre, l’udienza al quale hanno partecipato i diversi attori coinvolti nell’iniziativa di solidarietà “We Run Together – Simul Currebant”, lanciata lo scorso 20 maggio – proprio dal Santo Padre – per raccogliere fondi a favore del personale di due ospedali di Brescia e di Bergamo, in prima linea nella lotta contro il Covid. Con questo emozionante incontro, si conclude infatti l’asta di beneficenza sportiva organizzata da Athletica Vaticana, il gruppo sportivo Fiamme Gialle della Guardia di Finanza, il “Cortile dei Gentili” e Fidal-Lazio: grazie alla straordinaria adesione di numerosissimi atleti, anche paralimpici, sono stati raccolti 100.000€, che saranno devoluti agli infermieri, tecnici e operatori sanitari, che negli scorsi mesi si sono dedicati ad assistere i malati di Coronavirus.
“In effetti – ha ricordato Francesco – l’iniziativa We Run Together ha fatto incontrare sullo stesso piano di dignità umana e sportiva campioni famosi e altri campioni che portano una disabilità e che così fanno onore allo sport. Uno sport inclusivo, fraterno, capace anche di guarire ferite, di costruire ponti, costruire amicizia sociale. Questo, soprattutto per i più giovani, è un messaggio eloquente.”