Moio de’ Calvi, un secolo dopo potrebbe rinascere la Cooperativa

Verrebbe da dire che dopo le “Cooperative rosse” in voga nelle cronache degli ultimi decenni, in Val Brembana è forse il tempo delle “Cooperative verdi”, con evidente riferimento ad ambiente, territorio e prodotti tipici. E’ più di un progetto a Moio de’ Calvi (piccolo centro a pochi chilometri da Piazza Brembana) la creazione di una nuova Cooperativa di comunità, tesa ad unire residenti, associazioni e realtà locali nella resilienza ad una situazione che combatte quotidianamente crisi e spopolamento.
Il progetto, cui hanno lavorato in primis gli esponenti dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Alessandro Balestra, potrebbe riportare in auge un modello economico che un secolo fa, esattamente nel 1922, vide fra i pionieri il paese dell’Oltre la Goggia. La “Cooperativa” di Moio de’ Calvi nacque infatti nel 1922 e fu attiva sino al 1939. Si trattava principalmente e di fatto di una Cooperativa di consumo, utile alla gestione del negozio di Piazza IV Novembre, al piano terra di quello che per tanti anni è stato il palazzo dell’Asilo Don Ambrogio Calvi. Dopo la guerra, nel 1945, la Cooperativa venne liquidata ed il primo titolare della licenza privata fu Domenico Pietro Beltramelli, reduce di guerra, attivo insieme alla moglie Rita. Nel 1984 la licenza fu rilevata dai coniugi Primo Busi e Patrizia Buzzoni, che a loro volta passarono il testimone nel 2011 a Sara Cortinovis.
Dal 2018 Sara ha chiuso l’attività e la rinascita della Cooperativa lascia sperare i residenti nella riapertura di un punto vendita in paese, dopo due anni. La sede, tuttora disponibile, è sempre al piano terra del palazzo dell’Asilo, a fianco degli spazi concessi in uso all’Associazione Frutticoltori e Agricoltori Valle Brembana (AFAVB). Il progetto di base, cui si stanno limando gli ultimi dettagli al punto da lasciar presagire la nascita formale entro settembre, punta ad avviare un’attività multidisciplinare, che possa far convergere nella Cooperativa (sul modello virtuoso di quanto realizzato a Dossena) necessità e risorse, umane e materiali, non solo legate al negozio, ma anche a prodotti tipici, associazioni, lavori pubblici di manutenzione e servizio (verde pubblico, sgombero neve, ecc.). Incontri a tale scopo sono stati avviati anche con le amministrazioni comunali dei comuni vicini.
Il tema relativo alla possibile nascita di una Cooperativa era emerso anche nel corso del Consiglio Comunale dello scorso 10 luglio, quando il gruppo di minoranza aveva sottolineato la necessità di gestire al meglio e con urgenza il problema del negozio. “Ci ritroviamo senza alcun passo ufficiale del Comune – era stato il rilievo messo a verbale per voce del consigliere Giambattista Gherardi – ma con voci ricorrenti secondo le quali alcuni autorevoli esponenti dell’amministrazione, avrebbero sondato la disponibilità di molti cittadini per sottoscrivere “quote da 50 euro di una futura Cooperativa”, per la quale basterebbe una sola firma “senza troppe formalità”. Ci chiediamo: è in questo modo che si costruisce una “Cooperativa di Comunità”? E’ un progetto reale, diffuso e condiviso, oppure una scappatoia formale con ricerca di semplici prestanome?”. Gherardi (coordinatore nel 2017 del convegno sulle “Cooperative di Comunità” organizzato dalla rete de I Territori del Cibo) conferma “l’indubbio interesse a far sì che il paese possa disporre di una realtà cooperativa diffusa e partecipata”, ed auspica “un coinvolgimento sostanziale anche dei consiglieri comunali, ad oggi non avvenuto”.

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