Un racconto oscuro e una storia adulta, viscerale e profonda, che trascina il lettore negli abissi delle ossessioni amorose che solo la mente può creare, costruire, disfare. Il grande scrittore e giornalista Dino Buzzati, dopo il Deserto dei Tartari, lascia in eredità una pietra miliare della letteratura italiana del Novecento.
Buzzati, attraverso il personaggio di Antonio Dorigo, geometra milanese in crisi di mezza età innamorato della giovane Adelaide, ci rende partecipi di una storia dalle tinte erotiche e chiaroscure mai fine a se stessa. I monologhi interiori dei protagonisti sono resi magistralmente da una caratterizzazione minuziosa. Le riflessioni logoranti e il rimuginare distruttivo che accompagnano per tutta la storia lasciano il lettore con il fiato sospeso, creano angoscia e l’alimentano per l’intera lettura. L’inizio pare estraneo e quasi ridicolo ma con il proseguire le stesse vicende trascinano nel vortice, fino a raggiungere il finale che, riportando in superficie ridà fiato, quasi un sollievo, lasciando una morale che rimane e cura in parte i graffi sferrati lungo il percorso narrativo.
Buzzati colpisce inoltre per l’uso maestoso che fa della lingua italiana. Tenete a mente la parola ” Neghittosa “, vi accompagnerà per tutto il viaggio, aleggia per il romanzo dipingendolo e dandogli colore, un’identità, sembra sia stata inventata per l’occasione, per entrare a far parte del piccolo vocabolario riscoperto racchiuso nel libro.