Analizzando i cellulari dei ragazzini finiti in uno dei tanti filoni dell’inchiesta per prostituzione minorile avviata due anni fa nel Bresciano, gli inquirenti sono risaliti ad un medico del Civile, indagato insieme ad altre 10 persone, per aver pagato alcuni ragazzini per avere rapporti sessuali.
I giovanissimi si sarebbero venduti per poche decine di euro alla volta, in contanti o con ricariche del cellulare, con una pizza o con qualche regalo. Tutti ragazzi minorenni, che avrebbero conosciuto i loro “amanti” direttamente in rete, sulle pagine dei siti web specializzati in annunci porno per minori Quattro gli episodi contestati al medico: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti avrebbe pagato un 17enne – dai 20 ai 30 euro alla volta – per fare sesso. Non solo: nel suo computer sono stati trovati anche otto video pornografici. Per lui il pm aveva chiesto 1 anno e 10 mesi: al termine del processo, che si è svolto con rito abbreviato, è stato condannato a 9 mesi. Alla sbarra era finito anche un 45enne commerciante della città: il giudice dell’udienza preliminare lo ha assolto perché il fatto non sussiste.