Da oggi martedì 31 luglio, fino alla metà di ottobre, presso la Baita Cassinelli è allestita la mostra “campanacci d’Italia”. Una serie di campanacci da transumanza (calabri, di Silvio dlè ciòche, di Premana, Simond di Chamonix, Savind)dal 1950 al 2000. Sono da suonare e da ammirare.
Per i mandriani il campanaccio è più di uno strumento di lavoro: rappresenta il concerto di suoni che li accompagnano tutta la vita è che passano di generazione in generazione, è l’identità sonora che caratterizza ciascuna famiglia. Dagli animali passano agli uomini nei riti invernali di propiziazione della rinascita della natura, come nella “Scasada del Zenerù” di Ardesio. Un grande ringraziamento al professor Giovanni Mocchi.