La Lettera: angolo dedicato ai lettori. Riceviamo e pubblichiamo.
Giuseppe Zilli (San Pellegrino Terme – BG) – Chi ha avuto modo di leggere l’editoriale pubblicato sul mensile interValli del mese di aprile, dal titolo «Terme: giù dal podio», non può non esserne rimasto colpito. L’incipit recita: «Lo ammettiamo: siamo provinciali con l’aggravante di essere campanilisti e ci sentiamo colpiti personalmente quando toccano in negativo le nostre convinzioni. Negli ultimi anni ci siamo crogiolati nella convinzione che a San Pellegrino si stessero realizzando le terme più belle dell’universo conosciuto, che ci sarebbe stata la svolta definitiva del settore turistico, che l’intera valle sarebbe stata scossa da un fremito di ritrovato ottimismo».
Si può anche dissentire, ma se si osserva con attenzione quanto sta avvenendo a San Pellegrino Terme, non si può fare a meno di constatare quanta fatica, effettivamente, si stia facendo per promuovere il tanto sospirato rilancio turistico. Lo stesso Antonio Percassi, promotore dell’ambizioso progetto da oltre 200 milioni di euro di investimenti, pubblici e privati, ha recentemente confessato quanto sia difficile convincere i principali brand commerciali a condividere l’idea di investire nella cittadina termale. Una fatica per certi aspetti incomprensibile se pensiamo che il nome San Pellegrino, grazie al brand della sua acqua minerale, si posiziona ai primi posti in qualsiasi mercato internazionale e può contare sulla stretta vicinanza di un aeroporto locale (il Caravaggio di Orio al Serio) che movimenta la bellezza di quasi dieci milioni di passeggeri all’anno.
A quasi dieci anni dalla sottoscrizione dell’accordo di programma tra Regione, Provincia, Comune di San Pellegrino Terme e il Gruppo Percassi, il progetto di sviluppo turistico procede con una lentezza esasperante. L’unico intervento, ad oggi, che ha portato un certo contributo sotto l’aspetto turistico, è stata l’apertura del nuovo Centro termale. Tutto il resto del progetto resta avvolto nella nebbia più fitta. Nonostante l’ottimo intervento di ristrutturazione, il Casinò Municipale funziona a scartamento ridotto. L’annesso teatro, anch’esso interamente ristrutturato, non è mai entrato in funzione. Il Grand Hotel, nonostante il recente enorme finanziamento pubblico per la sua (parziale) ristrutturazione, non si sa ancora se, come e quando verrà utilizzato. L’idea poi di utilizzare le quattro stanze messe disposizione nella Villa Giuseppina per realizzarvi il Centro termale per le cure idropiniche, fa un pò sorridere. Se di una certa importanza, il Centro termale potrebbe determinare veramente un significativo indotto per le strutture alberghiere.
La considerazione che ne consegue sorge spontanea: non è che per caso tutto ciò sia la conseguenza di un istinto turistico che non c’è?
Quel che resta delle vecchie arrugginite e decadenti insegne luminose di importanti testimonianze alienate del passato lo stanno a dimostrare. Da anni si parla di un rilancio turistico planetario, ma queste insegne che in tanti anni non abbiamo trovato il tempo di rimuovere o di ristrutturare, sembrano lì apposta a testimoniare il fascino di un luogo purtroppo decaduto ed un futuro che fa fatica ad arrivare. Così come ci trasmette altrettanta malinconia l’imponente scritta «Acqua S. Pellegrino» posta all’ingresso del viale che conduce al nuovo Centro Termale la quale, ignorata e maltrattata dal tempo, da anni aspetta che qualcuno le dia almeno un rinnovato tocco di vernice.