Si è spento oggi (2 gennaio 2018, ndr) don Emilio Mayer, presidente dell’ACEC dal 1981 al 1999 e direttore del SAS (Servizio Assistenza Sale) di Bergamo dal 1965 al 2008.
Una vita dedicata alla pastorale e alla comunicazione: «Come prete – raccontava – sono partito da un cinema considerato ricreazione e divertimento per scoprirne poi la componente culturale e pastorale. A Gandino, dov’ero curato nel ’45, ho cominciato col cineforum che la sala era senza vetri per via di uno scontro tra partigiani e repubblichini e la gente veniva al cinema portandosi un mattone riscaldato per non gelare». Il “prete del cinema”, come era chiamato, aveva scoperto la propria vocazione già all’oratorio di Romano, all’età di sette anni, folgorato da Bergman. Da lì in poi la passione per la settima arte non l’aveva più abbandonato: «Concepisco la mia vita di prete come comunicatore del Vangelo. Ma non posso subito parlare di Cristo e pensare di essere capito. Prendo la vita umana, faccio pre-evangelizzazione. (…) Le parabole erano cinema, perché la gente le “vedeva”, sapeva cosa facevano pescatori, pastori e contadini».
Negli anni don Emilio Mayer è stato promotore dei cineforum che si sono via via diffusi nelle Sale della Comunità lombarde: conduceva anche quattro incontri alla settimana, a discutere di cinema di qualità in parrocchie sperdute nella nebbia o in sale di città assediate dai cinepanettoni anche a ferragosto. Con la ostinata convinzione che il cinema possa intercettare tutti gli uomini, captare il segno dei tempi, aprire al dialogo don Emilio Mayer amava ripetere che «se in chiesa parla solo il sacerdote nelle sale dei nostri oratori parla anche la gente. C’è dialogo, e questa è un’occasione preziosa per preevangelizzare. Molto spesso ho visto partecipare ai cineforum, anche attivamente, persone che non avevano mai messo piede in chiesa».
Come ricorda don Adriano Bianchi, Presidente dell’ACEC: “Don Emilio Mayer è stato un “prete di frontiera” sul versante della comunicazione e ci teneva molto che anche i giovani preti fossero introdotti all’arte cinematografica, che riteneva fondamentale per il loro cammino di formazione.”
Inoltre Francesco Giraldo, attuale Segretario Generale di ACEC, che ha avuto modo di incontrare tante volte don Emilio in ambito associativo, ricorda che sotto la scorza di un carattere apparentemente ruvido si celava una umanità sensibile e una fede inquieta di chi è sempre alla ricerca di risposte mai consolatorie, come era del resto per i film che don Emilio prediligeva”.