L’ispettorato micologico dell’Ats Bergamo è stato attivato, nel solo mese di ottobre 2017, ben 10 volte dal Centro Anti Veleni dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII° e dai Medici dei Pronto Soccorso degli ospedali della Provincia per utenti che lamentavano malessere in conseguenza del consumo di funghi. Una condizione che in tutto l’anno 2017 si è verificata 15 volte coinvolgendo in totale 28 persone.
Nell’80% dei casi i funghi causa delle intossicazioni alimentari appartenevano al genere/specie ARMILLARIA MELLEA, comunemente detti “chiodini”. Si tratta di un fungo lignicolo che cresce su ceppaie e radici di alberi, commestibile a condizione che sia raccolto da “giovane” con lamelle bianche, che venga scartato il gambo fino all’altezza dell’anellino, sia sottoposto a prebollitura a pentola scoperta per almeno 15 minuti, venga eliminata l’acqua di bollitura e successivamente sia cucinato secondo ricetta per almeno altri 30 minuti. Tale trattamento è necessario in quanto contiene una tossina (la lignina) che è termolabile quindi eliminabile con una corretta cottura. Regole che non sono state seguite dalle persone che si sono presentate ai Pronto Soccorso ospedalieri che, in molti casi, come dichiarato da loro stessi, hanno mangiato anche i gambi.
L’ispettorato micologico dell’Ats raccomanda dunque massima attenzione nella conservazione, nella cottura e nell’assunzione dei funghi, ricordando in particolare che è necessario: consumare funghi freschi entro breve tempo dalla raccolta e cuocere sempre prima dell’uso, consumare funghi non alterati nell’aspetto, nella consistenza e privi di larve o altri parassiti, eseguire la conservazione domestica dei funghi solo in caso di sicura conoscenza delle tecniche e dei rischi per ogni specie fungina, congelare, se necessario, i funghi commestibili, anche freschi per una durata massima di 6 mesi ad eccezione degli ARMILLARIA MELLEA (chiodini), specie che deve prima essere prebollita per almeno 15 minuti non consumare funghi in caso di dubbi sulla loro freschezza, non consumare funghi in quantità abbondanti e in pasti ravvicinatinon consumare funghi non adeguatamente cotti o crudi (ad eccezione di pochissime specie come Boletus edulis, Amanita Caesarea…), non consumare funghi in caso di gravidanza o allattamento; non consumare funghi in caso di intolleranze a particolari alimenti e/o farmaci, non consumare funghi in caso di abituali disturbi al fegato, stomaco, intestino, pancreas, reni (prima consultare il proprio medico).
Si ricorda inoltre che i disturbi da intossicazione possono comparire anche dopo 30 minuti dal consumo. In questo caso, è bene recarsi immediatamente al Pronto Soccorso dell’’Ospedale più vicino, tenendo a disposizione eventuali rifiuti di pulitura dei funghi consumati e avanzi del pasto, fornendo indicazioni sul luogo di raccolta e/o consumo, sul raccoglitore o luogo di acquisto, sulle modalità di conservazione, preparazione e consumo e ogni altro elemento utile per l’identificazione delle specie fungine consumate.
Il micologo Elio Azzolari responsabile Ispettorato Micologico dell’ ATS Bergamo, ricorda: « Prima di consumare i funghi raccolti, ricevuti in regalo da terzi o acquistati fuori dai normali circuiti commerciali farli controllare dai micologi dell’ATS che certificheranno gratuitamente la loro commestibilità. Le intossicazioni da funghi commestibili sono le più frequenti e possono manifestarsi anche in breve tempo dall’assunzione con disturbi gastro intestinali, epatici o neurologici. Eventualità che possono essere evitate prestando attenzione nella raccolta e adottando specifiche precauzioni nella conservazione e nel consumo. Si tratta di accortezze che spesso o non sono conosciute o vengono sottovalutate, ma che possono salvarci la vita».