Escursione “Dove si incontrano le valli”: in centinaia contro il progetto sciistico Colere-Lizzola

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Val Seriana / Val di Scalve, 29 giugno 2025 – Ha registrato un’ampia e sentita partecipazione l’escursione “Dove si incontrano le valli”, organizzata nell’ambito del festival DIRAMA di Legambiente dal gruppo Val Seriana terreAlt(r)e, insieme a L’OCO! Orco che Orto!, APE Bergamo e Brescia. Una camminata simbolica ma dal forte significato politico e ambientale, che ha attraversato i versanti della Val Conchetta (Colere) e della Val Sedornia (Lizzola), aree minacciate dal discusso progetto di collegamento sciistico tra le due località.

I due gruppi di escursionisti sono partiti dalle rispettive vallate per incontrarsi al Passo di Fontanamora, luogo simbolico al confine tra i due versanti e punto chiave del progetto che prevede la realizzazione di un tunnel con funicolare sotto il Pizzo di Petto (2.270 m), destinato al trasporto degli sciatori da un versante all’altro.

Durante la camminata, che ha ripercorso i tracciati previsti per i futuri impianti, i partecipanti hanno attraversato territori di altissimo pregio naturalistico, compresi nella Zona Speciale di Conservazione “Val Sedornia, Val Zurio e Pizzo della Presolana”, all’interno del Parco delle Orobie Bergamasche e della rete Natura 2000.

Grazie agli interventi del botanico Federico Mangili e del geologo Flavio Rota, è stato possibile conoscere le straordinarie peculiarità ambientali della zona, come l’area geologica del “Mare in Burrasca”, fondamentale per l’equilibrio idrico della Val di Scalve. Un’area fragile, che verrebbe profondamente compromessa da sbancamenti, livellamenti, tubazioni per l’innevamento artificiale e la costruzione di un bacino impermeabilizzato per la raccolta d’acqua, oggi resa ancora più scarsa dal cambiamento climatico.

Nonostante l’escursione fosse a numero chiuso, l’adesione ha superato le aspettative e ha spinto molti partecipanti – cittadini delle alte valli Seriana e di Scalve – a manifestare la propria contrarietà a un’opera giudicata inutile, invasiva e potenzialmente disastrosa. Le zone interessate dal progetto rientrano infatti nella classe di rischio geologico più alta (zona 4), soggette a valanghe, frane e caduta massi, e richiederebbero costose e impattanti opere di messa in sicurezza.

Il progetto, il cui costo complessivo è stimato attorno agli 80 milioni di euro – di cui oltre 50 milioni richiesti come finanziamento pubblico – è al centro di un acceso dibattito. I promotori, tra cui alcune amministrazioni locali, vorrebbero dichiarare l’opera di “pubblica utilità”, al pari di una scuola o di un ospedale. Tuttavia, tra i comuni interessati non è ancora stato trovato un accordo, come emerso nell’incontro del 1° luglio.

Di contro, i cittadini e le associazioni ambientaliste appaiono sempre più uniti e determinati. «L’escursione non è stata solo una camminata, ma un gesto collettivo di consapevolezza e resistenza – affermano gli organizzatori – Il Passo di Fontanamora non è solo un punto geografico, ma un simbolo: tra chi vuole difendere la montagna e chi vorrebbe piegarla al profitto. Oggi abbiamo dimostrato che un altro approccio è possibile, basato su rispetto, giustizia sociale e futuro sostenibile».

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