Compagnia Lombardi/Tiezzi – I Sacchi di Sabbia
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano
GIOVEDÌ 30 GENNAIO – ORE 20.30
Ultimi biglietti disponibili solo in biglietteria:
in caso di sold-out la sera dello spettacolo verrà stilata una lista d’attesa
comunicato stampa
Il prossimo appuntamento con la prosa al Teatro delle Ali di Breno in programma è
con la Compagnia Lombardi/Tiezzi e I Sacchi di Sabbia in scena con una
rivisitazione dal tragico al comico del capolavoro di Eschilo 7 contro Tebe, che andrà
in scena giovedì 30 gennaio alle 20.30 nel cartellone della stagione di prosa In
Tournée.
L’argomento è noto. Sui figli gemelli di Edipo, Eteocle e Polinice, grava il funesto
destino del padre: i meschini – essendo gemelli e non potendo vantare un diritto certo
sul trono – si accordarono per regnare a turno; Eteocle fu il primo, ma a Polinice non
toccò mai: Eteocle infatti lo fece catturare e allontanare dalla città. L’esilio forzato
portò Polinice a stringere un patto d’alleanza con il Re degli Argivi per vendicarsi di
Tebe e del fratello. La tragedia di Eschilo inizia qui, con l’esercito argivo alle porte di
Tebe: per ciascuna delle 7 porte un guerriero terribile e un altrettanto terribile
guardiano. Chi avrà la meglio.
Il terzo incontro tra I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica – che dopo Luciano di
Samosata (Dialoghi degli Dei) e Euripide (Andromaca) chiude una trilogia à
rebours sull’immaginario greco – avviene su testo arcaico, uno dei più antichi che ci
sono pervenuti. Affrontato con le tecniche del comico, I 7 contro Tebe finisce per
somigliare ad Aristofane. Ma ciò non significa farne una parodia: la sfida di questo
nuovo progetto, che miscela alto e basso senza soluzione di continuità, è “costringere”
lo spettatore a disposizioni emotive sempre diverse, portarlo a sperdersi
nell’immaginario greco. L’alternarsi dei sette duelli scandisce il ritmo di tutto lo
spettacolo, si va verso un climax, di cui tutti conoscono l’ineluttabilità: è noto che alla
fine saranno i due fratelli a battersi e che entrambi moriranno nello scontro.
Ma come ci arriveremo? Ridendo?
Ultimi biglietti disponibili: intero 20 € – ridotto 18 € – Accademia Arte e Vita 14 €
acquistabili solo presso la biglietteria del Teatro delle Ali in Via Maria SS. Guadalupe 5,
aperta ogni martedì e venerdì (festivi esclusi) dalle 17.30 alle 18.30 e nella mezz’ora
che precede l’inizio degli spettacoli in programma.
In caso di sold-out la sera dello spettacolo in biglietteria verrà stilata una lista d’attesa
(senza garanzia di partecipazione).
Info: info.delleali@gmail.com / www.teatrodelleali.com
crediti
7 CONTRO TEBE
Compagnia Lombardi/Tiezzi – I Sacchi di Sabbia
uno spettacolo de I Sacchi di Sabbia e Massimiliano Civica
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
in co-produzione con I Sacchi di Sabbia
con il sostegno di Mic, Regione Toscana
in scena
I Sacchi di Sabbia nascono a Pisa nel 1995 e nel panorama della scena teatrale
italiana si distinguono per la capacità di far incontrare tradizione popolare e ricerca
culturale spingendosi di volta in volta nell’esplorazione creativa di terreni diversi, dalla
letteratura al cinema (Sandokan o la fine dell’Avventura e Tràgos), dal fumetto
all’opera (ESSEDICE e Don Giovanni di Mozart).
La Compagnia ha ricevuto un Premio UBU Speciale nel 2008 e il Premio Nazionale
della Critica nel 2011. Nel 2016 I Sacchi di Sabbia vincono il Premio Lo
Straniero per la loro attività. Nel 2017 si aggiudicano l’Eolo Award per la loro ricerca
nel teatro di figura. Dal 2016, con la complicità di Massimiliano Civica, hanno preso a
frequentare i classici, riscrivendo I Dialoghi degli Dei di Luciano, Andromaca di
Euripide e i 7 Contro Tebe di Eschilo.
così la stampa
La tragedia è lutto, ma le donne del coro, due lamentatrici, in realtà uomini en
travesti, non ne possono più di piangere. Un nuovo conflitto entra in scena: tra pura
tragedia e forma commedia, congeniale con studiate sgangheratezze all’umorismo
della compagnia pisana. Il tragico viene smontato e poi irrompe, congelando la risata,
che torna a sradicare il lutto, in un contrasto tra le popolane prefiche lamentatrici, la
corifea e l’autore in persona, allampanato, abbigliato con una vecchia zimarra. Il
soggetto diviene una godibile riflessione su come raccontare una storia, in conflitto e
mescolanza tra linguaggio elevato e inflessioni dialettali campane, con leggerezza e
perfino ‘goliardia’, nel senso di smottamento dalla classicità paludata, dalla curialità
tragica.
Massimo Marino, Doppiozero, 16 luglio 2021
Quali corridoi di vicinanza occorre scavare per far parlare Eschilo al pubblico di oggi,
che spesso preferisce la levità consolatrice dell’happy end all’impegno di cimentarsi
con un classico? Come può risuonare nell’attuale iper-sensibilità del politically correct
il grido di Eteocle «Mai e poi mai voglio avere a che fare con la genía delle donne»?
Eschilo è sessista e censurabile? Se l’antico è troppo lontano da noi, meglio farlo
tacere? […] Statene certi: nelle mani dei Sacchi di Sabbia non sarà una delle solite
“tragedie greche”, ma un gioco, una “commedia tragica” statica eppure mobilissima,
perché i personaggi continuano a entrare e uscire dal testo, che viene composto e
ricomposto in una vitalità impressionante. Alle citazioni autentiche e solenni degli
Stasimi poetici, si alternano con naturalezza malintesi verbali e sberleffi, cortocircuiti
di senso grazie ad anacronismi e guizzi comici. […] Ma il duello finale è quello decisivo
e tragico, per cui occorre spogliarsi degli orpelli del comico. Non saranno più i pupazzi
ad affrontarsi, ma «frate contro frate» in carne e ossa: Carli e Iliano, tolto il
fazzoletto, si ergono ritti e immobili con lo scudo di cartone. L’atmosfera viene ricreata
dalla voce della Gallo, che intona una dolente ballata composta da Woody Guthrie
(Don’t kill the Baby & the son).
Gilda Tentorio, Paneacquaculture, 28 luglio 2021
La storia dei due gemelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo, l’assedio della Città di Tebe,
lo scontro tra i 7 guerrieri che aggrediscono le porte della città e i 7 che le difendono
servono per una stravagante cronaca dell’intera vicenda in chiave comica. Il coro di
donne tebane, qui ridotto a due personaggi, i bravissimi Gabriele Carli ed Enzo Illiano,
con pittoreschi accenti partenopei, commentano i fatti enunciati da Giulia Gallo,
mentre Giovanni Guerrieri che fa un po’ Eschilo, un po’ il narratore, un po’
interlocutore delle coloratissime prefiche che investono la vicenda con la loro
inarrestabile parlantina. Il finale cambia di tono. L’ultimo atto della tragedia, il duello
tra i due fratelli acquista una ieraticità lenta, composta: non più battute, ma un
racconto teso, essenziale. I due guerrieri si affrontano e si accasciano dietro due
grandi scudi variopinti, lasciando spazio alla commozione. Un’ora di ottimo teatro,
anche se i Dialoghi degli Dei rimane uno spettacolo insuperabile.
Fausto Malcovati, Hystrio, 4/2021
Si ride subito, prima in sordina, poi in crescendo, non tanto per il liberatorio effetto
della dissacrazione, bensì per la ritmica feroce e ticchettante del dettato, da sempre
patrimonio espressivo della brigata. Nondimeno, questo lavoro sembra, più dei
Dialoghi, centrato, summa a tratti delle soluzioni di cui la compagnia s’è dotata negli
anni, senza cedere a indulgenti auto-citazioni, confermando come la ricerca sia
sempre concentrata sull’efficacia scenica, la pregnanza teatrale. L’assalto alla città
della tragedia diventa ridicolosa descrizione a due voci (eccezionale Carli, che rievoca
certe ciarliere signore toscane, quando ammirato descrive i campioni tebani), in cui la
ripetitività della situazione di sette assaltatori e sette difensori potrebbe forse trovare
ancor più consistenza nella coazione-a-ripetere (stilema comico mai superato), là dove
il rischio è la coazione-e-basta. Non meno interessante è il complesso gioco di segni
proposto che, pur in un allestimento scarno d’arredi tra pupazzetti, soluzioni gestuali
ad ampliare lo spazio e spericolate messe in crisi del piano finzionale, si dipana nel
continuo fuori-dentro sia rispetto alla storia sia nei confronti della storia tout-court. In
ultimo, la sferzata al cuore: esaurita la pugna, Gallo intona, struggente, Don’t Kill my
Baby and My Son…
Igor Vazzaz, Lo sguardo d’Arlecchino, 22 settembre 2021
… ha senso una tragedia oggi? Come dobbiamo accostarci a lei, per vivificarla?
Probabilmente erano le stesse domande che Eschilo si poneva: la necessità e l’inutilità
della guerra dovevano estendersi dal mito all’oggi, e I Sacchi di Sabbia continuano
semplicemente e genialmente questo processo, con le due coreute che identificano i
vari eroi sulle sette porte come se li vedessero sporgendosi dall’alto delle mura (come
Elena nell’Iliade, appunto, nel celebre episodio della teichoscopia) e li presentano con
pettegolezzi da comare, come se li conoscessero da sempre. E i terribili guerrieri sono
piccoli pupazzi, lo scontro è un attimo e un pupazzo cade, e la guerra in fondo è
questo, monotona, scontata, crudele e inutile. […] La tragedia ritorna, affidata alla
voce della Gallo, che canta una ballata di Woody Guthrie, Don’t kill the baby & the
son, che commemora un terribile atto di razzismo avvenuto nel 1911 in Oklahoma, il
linciaggio di una madre e di un figlio quattordicenne. […] Così, con questo balzo senza
rete nel tempo, la catarsi provocata da una ineffabile ‘tragedia comica’ ha senso, il
cerchio si chiude, e l’attualità profonda di una simile operazione si afferma con
indiscutibile forza.