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Don Luigi Martinelli ed i fatti tragici dell’incendio di Corti e della fucilazione dei partigiani nel novembre del 1944

Nel numero di giugno di Montagne & Paesi abbiamo dedicato ampio spazio ad un sacerdote. don Luigi Martinelli, che nel novembre 1944 ebbe un ruolo fondamentale nella storia del suo paese Corti di Costa Volpino. Eppure le sue gesta, finora, non hanno trovato spazio in questa storia ufficiale, nonostante la popolazione gli sia riconoscente  e non abbia dimenticato quanto da lui fatto in quelle settimane tragiche. Siamo convinti di aver collaborato a riempire una pagina di storia dandole  la giusta intepretazione

Lo scorso 25 aprile, ricorrenza della liberazione dai nazi-fascisti, i Comuni dell’alto Sebino e dalla bassa Valle Camonica , unitamente alle sigle sindacali, si sono date appuntamento a Costa Volpino per una manifestazione che ha voluto ripercorrere le tappe di una delle pagine più tristi di questo paese, tra le frazioni di Volpino e Corti.

Don Luigi Martinelli e i fati tragici del novembre 1944 a Corti di Costa Volpimo

Don Luigi Martinelli  sacerdote nato a Costa Volpino il 6 giugno 1917 e tragicamente morto il 24 marzo 1968 per un incidente avvenuto nel tratto autostradale Frosinone – Salerno all’altezza del comune di San Prisco in provincia di Caserta.

Nato da Antonio Martinelli e da Maria Sorini , ultimo di 8 fratelli, gli altri tre maschi avviati a seguire le orme del padre nel settore della macellazione dove si era ritagliato un ruolo di primo piano, aprirono macellerie a Pisogne (gestita da Romolo) e a Costa Volpino,(gestita da Ernesto) e dove al rientro dalla prigioni al termine della guerra il fratello Battista aprì un negozio di drogheria – alimentari

Don Luigi ebbe una gioventù relativamente agiata e lontana dalle ristrettezze che molte famiglie vivevano in quei tempi. Scelse la via della vocazione e forse anche per il portamento signorile ed austero, oltre che ad una intelligenza superiore e una predisposizione, una volta diventato sacerdote fu avviato alla carriera diplomatica esercitando la sua vocazione come padre confessore all’Onu

Il tempo della guerra e un fatto tragico accaduto nel suo paese lo trasformò, per due settimane, protagonista della storia di  CostaVolpino

Don Luigi e l’incendio di Corti

L’8 novembre del 1944, a seguito del ferimento di due militari della Tagliamento ad opera di Bortolo Gusmeri intercettato da una “ronda” che gli chiese i documenti, confluirono nella frazione di Corti alcune decine di soldati decisi a dare una lezione alla popolazione considerata collaboratrice dei partigiani. In molti furono costretti a radunarsi nella piazza mentre numerose abitazioni vennero date alle fiamme. Chi riuscì fuggi per i boschi, mentre per chi rimase prigioniero si faceva sempre più concreto il timore di rientrare nel gruppo dei 40 civili che sarebbero stati fucilati da li a poco e comunque entro la mattina successiva

Questo era lo scenario che fotografava quei momenti Poi, improvvisamente, le fiamme vennero spente e la gente liberata. Cos’era successo? Un miracolo?

No, semplicemente un uomo, un uomo di chiesa era sceso in campo e con tutta la  forza della disperazione si recò alla trattoria dell’Angelo, in località La Morte dove si era portato il comando della Tagliamento offrendo la propria vita in cambio di quella degli uomini di Corti destinati alla fucilazione. Offerta rifiutata perché i militi volevano molto di più

Si chiamava don Luigi Martinelli e all’epoca aveva 27 anni Era stato avviato alla carriera diplomatica e si trovava a Costa Volpino quasi per caso. Nella casa del padre, Antonio, a pochi passi dalla trattoria dall’Angelo, tre comandanti nazisti avevano requisito, per uso personale, le migliori stanze della casa. Don Luigi li convinse a seguirlo presso il comando della Tagliamento dove furono messi al corrente dei motivi che avevano scatenato tanta violenza. Non riscontrando le motivazioni e valutato che le ferite inferte ai due militi erano di leggera entità intimarono l’immediata cessazione dell’incendio e la salvezza della popolazione

Di quelle ore alcuni testimoni hanno raccontato queste vicende, pur narrandole con minimi particolari difformi. Tra questi Lorenzo “Beppe” Baiguini allora un giovanotto e Edoardo Cretti all’epoca un bambino, ma con i ricordi molto vivi. Ovviamente anche i familiari del prete hanno ben vivi quei ricordi.

Siamo stati a Corti Alto nel tentativo di raccogliere qualche dettaglio, ma tra la popolazione rimangono ricordi sbiaditi  Un giovanotto 18enne di allora oggi  avrebbe quasi 100 anni

 

L’ultima confessione di Giorgio Paglia e degli altri partigiani fucilati

Ma a. distanza di pochi giorni da quei tragici eventi per don Luigi si aprì un’altra pagina dolorosa perché fu destinato a raccogliere le ultime confessioni dei partigiani catturati sui monti di Sovere tra i quali Giorgio Paglia.

Il particolari di quelle ore sono stati raccolti dall’Eco di Bergamo e pubblicati il 17 novembre del 2004 Si tratta di una testimonianza inedita che parla degli ultimi momenti di vita di Giorgio Paglia e degli altri partigiani fucilati a Costa volpino.

La testimonianza venne raccolta dalla madre di Giorgio, Teresa Pesenti

E’ il sacerdote che racconta: “Martedì verso sera del giorno 21 novembre 1944 mi sento chiamare dal capitano medico della Tagliamento “don Martinelli, è meglio che lei si affretti in caserma. ci può essere bisogno dell’opera sua”  Vado subito… vengo accolto con poco garbo e vengo quasi spinto dentro dove sono i condannati. Ottengono di scrivere un saluto alle famiglie. Giorgio è il primo a finire ….sul pavimento,  in ginocchio ricevo la sua ultima confessione. Il sacramento è compiuto. Tenevo le sue mani tra le mie.. erano già morte tanto erano fredde. Entrò un milite e disse: bisogna andare. Avete chiesto ed ottenuto di essere fucilato per primo. Mi disse “ Venga con me don Martinelli.. lei raccoglierà il mio cappello di alpino e lo darà alla mia mamma. Uscimmo.

Ritornai a confessare gli altri. Stavo compiendo la confessione di Galimberti quando una raffica di mitra colpì il nostro orecchio e mozzò la parola sulle labbra”

Questo è il racconto di chi ha vissuto quei momenti, che non lascia dubbi sul ruolo che don Luigi Martinelli ha avuto nelle vicende di quell’anno tragico.

Il sacerdote mori il 24 marzo del 1968 mentre si stava trasferendo da Frosinone a Salerno in automobile. Finì la sua vita terrena contro il muro di un sovrappasso autostradale. Gli furono attribuiti i funerali militari di Stato presso la reggia di Caserta e fu traferito poi a Costa Volpino dove si tennero i funerali civili con picchetto d’onore e una moltitudine di corone. In quella occasione tutta la popolazione di Corti partecipò alla cerimonia e accompagnò don Luigi fino alla sepoltura nella tomba di famiglia. Quando la bara arrivò al santuario di Costi Alto c’era ancora gente che saliva all’altezza di via Nazionale.   La testimonianza più sincera di chi ha voluto, a modo suo, dire grazie con il cuore

Alla famiglia giunsero telegrammi e partecipazioni da tutta l’Italia. Tra questi quello indirizzato dal vescovo Luigi Mostabilini ,dal Ministro della Difesa Tremelloni, e da numerosi generali e comandanti dell’esercito.

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