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38 indagati a Brescia per finanziamenti al latte di qualità

Il direttore del laboratorio Produzione Primaria dello Zooprofilattico di Brescia e 37 allevatori tra cui anche dei Camuni di Borno, Berzo Demo e Niardo, sono accusati a vario titolo di truffa, falso e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, a seguito di controlli e indagini scattate il 25 novembre 2016.

Indagate 38 persone a Brescia nel mondo dell’agricoltura e dell’allevamento per truffa e falso relativamente all’erogazione di 170.000 euro da Regione Lombardia, per conto dell’Europa. Gli indagati sono accusati di aver percepito ingiusti premi europei per la qualità del latte dei loro bovini grazie al via libera del direttore del laboratorio. L’indagine del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani contesta i reati di truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falso. Sotto indagine per ora sono finite solo realtà della provincia di Brescia e con riferimento esclusivamente ai contributi, percepiti illegalmente secondo le indagini, superiori ai mille euro. Si tratta di 37 allevatori, tra cui aziende di Niardo, Berzo Demo e Borno, ma il quadro potrebbe aggravarsi ulteriormente se venisse allargato il perimetro dei controlli. L’indagine era nata il 25 novembre 2016 da un controllo nei laboratori del Centro latte dello Zooprofilattico di Brescia gli ispettori regionali avevano verbalizzato anomalie nei referti per ottenere il pagamento del latte di qualità. Per partecipare al premio europeo gli allevatori devono rispettare alcuni parametri che devono essere certificati dai laboratori accreditati, tra cui proprio lo Zooprofilattico ma, dalle indagini sarebbero emerse procedure anomale e certificazioni dei risultati analitici del latte non corrispondenti alla realtà con l’obiettivo di favorire aziende agricole anche con analisi manomesse. Secondo gli inquirenti, il responsabile del Centro latte dello Zooprofilattico avrebbe alterato i rapporti di prova della qualità del prodotto modificando le date di prelievo. Sarebbero stati gli stessi allevatori e non prelevatori esterni come prevede la legge, a presentare i campioni di latte per ottenere il via libera al premio europeo. Agli atti dell’inchiesta ci sono anche le dichiarazioni della responsabile dei laboratori dello Zooprofilattico di Piacenza che ha spiegato il suo modo di gestire le analisi secondo la legge e non come invece sarebbe sempre avvenuto a Brescia dove a tutti, fin dal tirocinio, sarebbe stata insegnata la procedura contraria alle direttive in materia di quote latte.

 

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