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1° febbraio 1945: le donne conquistano i loro diritti

Il 1° febbraio 1945 il Consiglio dei ministri riconobbe il voto femminile con l’emanazione del Decreto Legislativo n.23 “Estensione alle donne del diritto di voto”, proposto da Togliatti e De Gasperi.

Il retroscena è spesso poco noto: secondo delle fonti autorevoli, la questione fu posta sul tavolo del Consiglio come ultimo argomento e fu esaminata con poca attenzione. Come se non fosse un grande passo avanti per la Nazione. Nonostante le premesse, la maggior parte dei partiti si rivelò favorevole all’estensione, con l’eccezione di liberali, azionisti e repubblicani.

L’Italia si dimostra in anticipo sui tempi: tre anni prima che le Nazioni Unite adottassero la Dichiarazione universale dei diritti umani, le donne ottengono il diritto di partecipare alle elezioni. Si tratta, però, di un elettorato passivo fino al 1946, quando finalmente potranno anche essere elette ed entrare nella vita politica del Paese.

Non tutte le donne nel 1945 vedono riconosciuta l’estensione del diritto di voto: ne sono escluse le prostitute schedate, che esercitano al di fuori delle case dov’era permesso loro operare.

76 anni fa, le donne ottenevano un grande riconoscimento da parte dello Stato, della società: la possibilità di scegliere per il futuro della propria nazione, la possibilità di far sentire la propria voce, di abbandonare grembiuli e aspirapolveri per entrare nei seggi elettorali e poi nelle varie istituzioni.

La prima volta delle donne alle urne registrò un’affluenza altissima, ciò dimostrò come stessero bramando da tempo la possibilità di veder riconosciuti i propri diritti. Ancora una volta, erano pronte prima degli uomini, gli stessi che temporeggiarono a riconoscere loro la possibilità di votare.

Maria Ducoli

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